Scontro tra Italia ed Unione Europea dopo la proposta del Documento di Economia e Finanza proposto dal Governo. Il presidente della Commissione UE, Jean-Claude Juncker ha annunciato che ci vuole rigidità verso l'Italia, per non arrivare alla fine dell'euro. I vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio rispondono che sui numeri della manovra l'Italia non farà passi indietro.
Il Ministro italiano all'economia ed alle finanze, Giovanni Tria, affronta il primo test in Europa dopo la pubblicazione della nota di aggiornamento al Def, per spiegare come è formulata la manovra. Il ministro ha invitato i partner europei a stare tranquilli, rassicurando che il rapporto debito/pil scenderà nel 2019. Questo nono stante aver disertato ieri l'Ecofin proprio per tornare a Roma ed aggiornare lo stesso Def.
Il percorso sembra però essere piuttosto in salita; il vicepresidente della Commissione UE, Valdis Dombrovskis ha affermato che ad una prima vista i piani di bilancio italiani non sembrano compatibili con le regole del Patto. Il ministro dell'economia francese, Bruno Le Maire, avverte inoltre che "ci sono regole uguali per tutti, il futuro dei Paesi dell'Eurozona è legato".
Perplessità anche da parte del commissario agli affari economici, Pierre Moscovici, che ha dichiarato che "il deficit del 2,4%, non solo per l'anno prossimo ma per tre anni, rappresenta una deviazione molto, molto significativa rispetto agli impegni presi dall'Italia". Parole che hanno messo in allarme i mercati, con lo spread che ha sfondato quota 300 punti, come non avveniva da inizio 2014. La crisi italiana ha messo in affanno anche l'euro, in calo da una settimana nei confronti del dollaro. Pesano inoltre le parole del presidente della Commissione Bilancio della Camera, Claudio Borghi, che si dice convinto che l'Italia, con una sua moneta, sarebbe in grado di risolvere gran parte dei suoi problemi.
Il vicepremier Luigi Di Maio è intanto partito al contrattacco, spiegando che "il 2,4% non è una misura molto lontana da quella che facevano altri. Solo che se lo fa la Lega e il M5s non va bene". Ancora più diretto l'altro vicepremier, Matteo Salvini, che dichiara che nessuno si beve le minacce di Juncker quando associa l'Italia alla Grecia. Il leghista ribadisce che si andrà fino in fondo perché i diritti al lavoro, alla sicurezza ed alla salute sono priorità del governo.