“Non siamo al corrente di ciò che sta accadendo con la crisi migratoria in Italia, non ce ne occupiamo, abbiamo un mucchio di altri problemi da affrontare”. È stata questa, corredata da insulti al ministro italiano della difesa Guido Crosetto, apopstrofato come un "mudak"(stronzo) la replica di Yevgeny Prigozhin, imprenditore russo, alleato del presidente Vladimir Putin e leader del gruppo Wagner, alle accuse lanciate prima dal ministro degli esteri italiano Antonio Tajani, poi dallo stesso Crosetto, sul coinvolgimento del gruppo militare privato russo nell’aumento del flusso di migranti dall’Africa alle coste italiane.
Il gruppo Wagner è una compagnia di contractor, spesso sul libro paga del governo russo, composta da ex militari, ex poliziotti ed ex agenti di sicurezza, impegnato attualmente in Ucraina, ma anche in molti paesi africani come Libia, Mali, Repubblica Centrafricana e Siria, tutti paesi dove, nonostante le smentite da parte di Mosca, la Russia ha interessi e obiettivi.
Secondo i due ministri italiani, prima Tajani nel corso della visita in Israele, poi Crosetto, molti dei migranti che sbarcano sulle coste italiane arrivano da aree controllate dal gruppo Wagner, che sarebbe l’autore di un tentativo di spingere migranti verso l’Italia. Crosetto ha anche parlato di “una strategia chiara di guerra ibrida che la divisione Wagner, mercenari al soldo della Russia, sta attuando, utilizzando il suo peso rilevante in alcuni paesi africani”.
Il riferimento più probabile è alla Libia, dove la Wagner è presente e dalle cui coste partono la maggior parte delle barche dirette in Italia, ma le accuse sono state rinviate, nemmeno troppo gentilmente, al mittente dal fondatore del gruppo Wagner, che in Libia affianca le milizie del maresciallo Khalifa Haftar contro il governo di Tripoli, sostenuto dai paesi occidentali.
Mosca ha sempre smentito ufficialmente ogni legame con la compagnia militare privata ma di fatto la Wagner opera prevalentemente in scenari in cui sono presenti interessi russi.
Detto questo rimane tutta da dimostrare la relazione fra le operazioni del gruppo Wagner e l’incremento dei flussi attraverso il canale di Sicilia, che sarebbero condizionati in generale dall’instabilità di molti paesi del continente, dalle condizioni di vita insostenibili, e anche dalle condizioni meteo mediamente favorevoli nel corso dell’inverno, che hanno spinto molte barche a prendere il mare.
Alessandro Martegani