Sono considerate, a torto o a ragione, uno dei veicoli di contagio più comuni, accanto alle case di riposo e all’assembramento di fronte ai locali.
In Italia in questi giorni ha fatto discutere, quasi più dei provvedimenti sulla limitazione della circolazione come il coprifuoco, la chiusura delle scuole, l’ipotesi di chiudere o limitare la presenza nelle palestre.
I centri fitness hanno avuto un enorme sviluppo nel paese negli ultimi anni e sono frequentati da milioni d’italiani: si calcola che in Italia ci siano più di settemila palestre, più altre quattromila strutture all’interno dei grandi alberghi e più di quattromila e 500 piscine. Numeri che fanno dell’Italia il primo paese europeo per numero centri fitness, con un giro d’affari pari a 2,3 miliardi di euro.
Durante il lock down il settore avrebbe perso quasi un miliardo, e otto strutture su 10 non potrebbero reggere un nuovo stop secondo le organizzazioni del settore. Il governo ha emanato nuove regole di prevenzione e ha avviato i controlli, ma un peggioramento dei numeri dell'epidemia potrebbe spingere verso la chiusura in ogni caso.
Sono però probabilmente le cifre relative ai frequentatori a rendere molto delicato il tema della chiusura delle palestre, piuttosto che quelle delle possibili perdite economiche. Gli utenti sarebbero 18 milioni, poco meno di un italiano su tre, a cui il governo si troverebbe nella scomoda posizione di sottrarre l’esercizio fisico, e in fondo anche la valvola di sfogo quotidiana.
Questo fa della chiusura delle palestre un provvedimento senza dubbio impopolare, che coinvolgerebbe cittadini di tutte le età, e su cui l’esecutivo non sembra voler assumere decisioni affrettate.
Alessandro Martegani