Come purtroppo ampiamente previsto, l’appello del Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella non sembra aver convinto più di tanto le forze politiche a collaborare nella lotta al Covid e per garantire al paese l’auspicabile ripresa.
Il Capo dello Stato aveva ricordato alle forze politiche come siano necessarie “convergenze e collaborazione”, “anche con osservazioni critiche, sempre utili, - ha aggiunto - ma senza disperderle in polemiche scomposte o nella rincorsa a illusori vantaggi di parte, a fronte di un nemico insidioso che può travolgere tutti”.
Un appello doveroso, visto il grado di litigiosità, anche interna alla maggioranza oltre che con le opposizioni, ma che per ora non sembra aver sortito molti effetti.
L’unico a rispondere “presente” all’appello di Mattarella è stato Silvio Berlusconi, che ha detto di sentire il dovere morale, pur rimanendo all’opposizione, “di mettere da parte le polemiche e le recriminazioni, anche se giustificate”, e si è reso disponibile “a lavorare, senza confusione di ruoli, per far uscire il Paese dall'emergenza sanitaria ed economica”.
Di tono ben diverso i commenti del resto del centro destra, con cui la maggioranza attualmente ha dei rappropri di aperta conflittualità: “Il governo non ci ascolta- ha detto Matteo Salvini – il mio cellulare è acceso giorno e notte, mi chiamano tutti ma il governo non mi chiama. Non è rispettoso degli italiani e del Presidente della Repubblica”.
Anche Giorgia Meloni non intende offrire appoggi al governo e avrebbe anche ammonito Forza Italia, con cui Fratelli d’Italia, accanto alla Lega, governa la maggior parte delle regioni, e che potrebbe pagare a livello locale le scelte del Cavaliere.
Nella maggioranza però le cose non vanno molto meglio: i 5 Stelle hanno rinviato al mittente le offerte di appoggio esterno da parte di Berlusconi, accusandolo di voler indebolire la coalizione, e dopo gli Stati Generali appaiono divisi fra chi chiede di riprendere una direzione autonomia, e chi invece, come Giuseppe Conte, ora sempre più distante dai vertici del partito, chiede di fare un’alleanza organica con il centro sinistra.
Diversa la posizione del Pd, più disposto ad accettare voti esterni alla maggioranza per approvare la manovra, e che non esclude addirittura un rimpasto, un processo che, se avviato, potrebbe anche mettere in discussione la stessa posizione di Giuseppe Conte con un paese in piena pandemia, e proprio per questo il primo oppositore a questa soluzione si chiama Sergio Mattarella.
Alessandro Martegani

Foto: MMC RTV SLO
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