Il Partito democratico tira un sospiro di sollievo: il risultato ottenuto alle regionali, con il plebiscito a favore di Vincenzo De Luca in Campania, la conferma in Toscana dove è stato respinto in maniera solida l’attacco della Lega e l’insperata vittoria in Puglia hanno rilanciato le azioni del partito guidato da Nicola Zingaretti, rafforzando la sua posizione, nonostante la perdita delle Marche, i rischi corsi in Toscana e Puglia, e il fatto che tre regioni su quattro sono ormai governate dal centro destra.
Poco importa al momento se difficilmente la vittoria in Campania possa definirsi “di sinistra”, De Luca aveva fra le liste che lo sostengono anche movimenti che con la sinistra e anche con il centro hanno ben poco a che fare, e se il recupero di Emiliano in Puglia sia soprattutto un successo personale. I risultati usciti dalle urne hanno confermato la crescita del Pd, e anche l’ulteriore calo del Movimento 5 Stelle, facendo pendere l’ago della bilancia del governo dalla parte di Zingaretti, una circostanza che Giuseppe Conte ora dovrà tener presente.
Dall’altra parte la vittoria al di là delle attese del “sì” al referendum sul taglio dei parlamentari, immediatamente rivendicata da Luigi di Maio, non può nascondere la crisi profonda dei grillini, ininfluenti in tutte le sfide, e perdenti in Liguria, l’unica regione in cui avevano presentato un candidato comune con il PD. Luigi di Maio, sottolineando il risulto referendario, ha criticato in maniera nemmeno troppo velata la gestione del partito negli ultimi mesi, riproponendosi di fatto come futuro leader, ma la coalizione di governo ha problemi più immediati. Zingaretti ha già dettato le prime richieste: riforme immediate a partire dalla legge elettorale per compensare l’effetto del taglio dei parlamentari, progetti rapidi ed efficaci per utilizzare il Recovery fund, ricorso al Mes, temi si cui Conte dovrà trovare una non facile mediazione con i 5 stelle.
Dall’altra parte esulta Giorgia Meloni, che ha piazzato alla guida delle Marche un suo fedelissimo, Francesco Acquaroli, con la leader del partito fin dalla militanza nel Fronte della Gioventù, strappando alla sinistra una roccaforte storica dopo 25 anni. Fratelli d’Italia è l’unico partito del centro destra che avanza: Forza Italia è ormai sotto la soglia del 5 per cento, e anche Matteo Salvini non può esultare.
La vittoria dilagante di Luca Zaia in Veneto è soprattutto un successo personale e di buona amministrazione del governatore, che ha ottenuto il 44 per cento con la sua lista, lasciando solo il 17 alla Lega. L’insuccesso in Toscana, dopo quello dell’Emilia Romagna, e il calo di consensi al sud rischiano di mettere in difficoltà la stessa leadership di Salvini, ormai insidiata da vicino da Zaia, che però smentisce di avere ambizioni nazionali.
Il leader della Lega non sembra nemmeno più così ansioso di andare a elezioni, al contrario dei Giorgia Meloni, e i numeri usciti dalle urne sembrano poter innescare un ribilanciamento delle forze in campo anche nel centro destra.
Alessandro Martegani