Era arrivata al Pirellone come una sorta di “presidente ombra”, con un’operazione che molti avevano interpretato come un commissariamento della giunta lombarda, le era stata affidata la sanità, il settore più problematico, in piena pandemia, e, nel giro di poco meno di due anni se ne va da avversaria, sbattendo la porta, dopo un braccio di ferro vinto per ora dal governatore Attilio Fontana.
È la storia recente di Letizia Maria Brichetto Arnaboldi, per tutti Letizia Moratti, 73 anni, manager, ex sindaco di Milano, e da poche ore anche ex assessore al Welfare ed ex vicepresidente della Regione Lombardia.
La decisione di lasciare, dopo essere arrivata nella giunta lombarda nel gennaio del 2021, nel pieno della polemica sulla discutibile gestione della pandemia da parte della regione, costata addirittura il posto al predecessore, l’assessore alla salute, Giulio Gallera, è stata annunciata al termine di settimane tesissime all’interno dell’amministrazione, che hanno visto un braccio di ferro fra il presidente Attilio Fontana, messo più volte in discussione negli ultimi mesi anche nel centro destra, e in attesa di una ricandidatura, e la stessa Letizia Moratti, che puntava e punta tutt’ora al posto più alto del governo regionale.
Moratti, che sarà sostituita dall’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso, lasciando l’incarico ha sottolineato i risultati raggiunti, rivendicando di aver portato la Lombardia ad essere tra le prime aree al mondo per adesione e copertura vaccinale: “Un successo di cui essere fieri - ha aggiunto - e che ora viene messo in discussione da provvedimenti che non condivido”, come “il reintegro dei medici e degli altri professionisti della sanità non vaccinati, il condono sulle multe ai no vax e la diversa sensibilità sull'importanza dei vaccini”.
Una presa di distanza dal centrodestra, che fa già pensare a un posizionamento con uno schieramento avversario, prontamente raccolto dal terzo polo di Carlo Calenda che si è detto certo che in futuro “Moratti potrà dare un contributo positivo nella politica regionale o nazionale”. “È stata coraggiosa – ha aggiunto - nel rassegnare le dimissioni dal pessimo governo di Attilio Fontana. Moratti ha svolto un ottimo lavoro nel corso della campagna vaccinale, che prima di allora era in un caos indegno per una grande regione europea”.
Una candidatura di Letizia Moratti viene data per certa alle prossime regionali: la stessa ex sindaca si stava muovendo in questo senso da mesi, e la decisione di lasciare la giunta ha anche provocato dei sommovimenti fra gli avversari del centro destra, che vedono la coalizione che sostiene Fontana perdere pezzi. Lo stesso Calenda avrebbe telefonato al segretario del Pd, Enrico Letta, che non sentiva da prima delle elezioni, per cominciare a discutere di una possibile strategia comune in Lombardia, ma ben difficilmente Letizia Moratti potrebbe essere candidata dal Pd o dalla sinistra, che potrebbero invece puntare su una personalità come il neo senatore ed economista Carlo Cottarelli.
A vedere dichiaratamente un futuro di Moratti nel centro sinistra è invece l’avversario interno alla giunta, il presidente Attilio Fontana, che ha vinto il primo round con l’avversaria per la ricandidatura, e si è detto “perplesso” dalle critiche della sua ex assessora, affermando che “Letizia Moratti è ormai vicina al centrosinistra e non da oggi”. "È sorprendente – ha aggiunto il governatore - che l'assessore al Welfare dichiari oggi che l'azione della Giunta non sia sufficiente: ne fa parte da un anno e mezzo e non mi pare che abbia sollevato mai problemi”.
Anche Beppe Sala, sindaco di Milano di centrosinistra, si è però detto “non sorpreso” dalle dimissioni di Letizia Moratti che, ha aggiunto “ha fatto quello che non ha avuto il coraggio di fare Fontana, cioè di prendere atto che non c'era più fiducia".
Alessandro Martegani