Lo scorso aprile si era scusato per avere utilizzato il termine di “sostituzione etnica”, riferendosi al pericolo che gli immigrati sostituissero gli italiani, affermando di non conoscere il significato dell’espressione, (la sostituzione etnica è una teoria complottista secondo la quale ci sarebbe una processo per far sostituire i bianchi dai non bianchi), ma evidentemente il timore che l’etnia italiana possa soccombere di fronte all’arrivo degli immigrati e alla scarsa natalità, è presente per il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida, noto, oltre che per il suo ruolo politico, anche per essere il cognato di Giorgia Meloni, e per esser stato, suo malgrado, protagonista, accanto alla sorella della premier, di una vignetta satirica che aveva fatto infuriare il centro destra e aveva creato perplessità anche a sinistra.
Anche in occasione degli Stati Generali della Natalità, in corso a Roma, Lollobrigida è tornato sul tema della “difesa dell’etnia italiana”, ribadendo di fatto più o meno le stesse parole per le quali si era già scusato e autoaccusato di scarsa conoscenza dell’argomento: "Io usando termini che non sono piaciuti, parlai di sostituzione etnica (come se uno fosse obbligato a leggere testi sui complotti internazionali) - ha detto -, ma qui stiamo parlando di denatalità per tutelare la nostra cultura e la nostra lingua, non la razza. Siamo qui per capire se il nostro raggruppamento linguistico e culturale possa sopravvivere". "Credo che sia evidente a tutti che non esiste una razza italiana – ha spiegato -, esiste però una cultura, un'etnia italiana”.
È necessario incrementare la natalità, ha aggiunto “per ragioni legate alla difesa di quell'appartenenza, a cui molti sono legati, io in particolare con orgoglio, a quella che è la cultura italiana, al nostro ceppo linguistico, al nostro modo di vivere".
Si tratta più o meno della stessa teoria, sia pur rimaneggiata, che ha puntualmente provocato le reazioni dell’opposizione: “Prima la razza, poi l'etnia: errare è umano, ma non è che magari lei ci crede davvero?", ha scritto su Twitter la senatrice del Partito Democratico Simona Malpezzi.
Sul tema è però intervenuto lo stesso Papa Francesco, che ha ricordato come accoglienza e natalità non siano in contraddizione: “Non vanno mai contrapposte – ha detto Francesco intervenendo agli Stati Generali - perché sono due facce della stessa medaglia, ci rivelano quanta felicità c'è nella società". "Una comunità felice – ha aggiunto - sviluppa naturalmente i desideri di generare e di integrare, di accogliere, mentre una società infelice si riduce a una somma di individui che cercano di difendere a tutti i costi quello che hanno".
Alessandro Martegani