L’obbligo per professionisti e commercianti di munirsi di un dispositivo che consentisse i pagamenti con bancomat e carte di credito in Italia era in vigore già da anni: si trattava però di una regola che non comportava sanzioni, e in molti casi rimasta inapplicata, ma ora chi non si adegua rischia di pagare delle multe.
Dal 30 giugno, infatti, scattano in Italia le sanzioni per commercianti, artigiani e professionisti che non sono muniti di Pos per consentire ai clienti di pagare con carte di credito o debito. L’obbligo riguarda quasi tutte le attività a contatto con il pubblico: negozi, bar, ristoranti, alberghi, ma anche artigiani, ambulanti, e professionisti come notai, avvocati, ingegneri, commercialisti, o medici. Paradossalmente ne sono esclusi gli uffici pubblici: alcuni si sono già adeguati da tempo, ma altri, oltre a non accettare carte o bancomat, chiedono addirittura di versare la cifra esatta in contanti.
La scadenza era stata originariamente fissata a fine anno, ma un decreto del governo ha anticipato tutto di sei mesi. La sanzione per chi non accetta i pagamenti elettronici (di solito la resistenza dei commercianti è causata dal costo delle commissioni e dell’acquisto del Pos), è di 30 euro per ogni pagamento elettronico mancato, più il 4 per cento valore della transazione che, è il caso di dirlo, non può avere limiti: dovrà essere possibile pagare con la carta anche articoli da pochi euro o un caffè, una situazione peraltro normale da anni in quasi tutti i paesi europei, a partire dalla Slovenia.
Nonostante le sanzioni, le organizzazioni dei consumatori hanno messo in guardia contro i possibili stratagemmi per evitare comunque il pagamento elettronico, e quindi la multa e la tracciabilità delle transazioni: la norma infatti consente di rifiutare il pagamento con la carta per cause tecniche, come l’assenza di rete o il guasto del Pos, e i commercianti potrebbero anche decidere d’iscriversi a un solo circuito di pagamento, escludendo così tutti gli altri.
La Confesercenti, l’organizzazione dei commercianti in Italia, ha invece sottolineato le problematiche di un provvedimento definito “inopportuno ed iniquo”, stimando in 772 milioni di euro l’anno, fra commissioni e acquisto del dispositivo i costo di gestione, pari a poco più di mille euro per titolare.
Alessandro Martegani