Fra le migliaia di emendamenti presentati alla legge di bilancio italiana, uno ha scatenato la reazione dei parlamentari eletti nelle circoscrizioni estere.
Nel mirino dei rappresentanti degli italiani all’estero l’articolo 101, che prevede il raddoppio, da 300 a 600 euro, della tassa che bisogna versare per richiedere la cittadinanza italiana.
Si tratta di un tributo già pesantemente contestato in passato, soprattutto dalle comunità degli italiani all’estero, che ritengono ingiusto tassare il riconoscimento di un diritto, ritoccato al rialzo lo scorso anno, e che ora rischia addirittura il raddoppio.
Michele Schiavone, segretario del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, ha definito la proposta di raddoppio “uno scandalo”, perché, ha detto, “metterebbe in ginocchio soprattutto chi vive in Paesi in condizione di crisi e chi sta aspettando da tempo di vedersi riconosciuta la cittadinanza”.
I parlamentari eletti all’estero si stanno muovendo, l’Assemblea dei delegati del Pd Sudamerica ha espresso la preoccupazione, e lo stesso sottosegretario agli esteri Ricardo Merlo, senatore nato in Argentina, ha detto che i parlamentari del Movimento Fondativo Italiani all’estero “non voteranno mai una legge di bilancio che preveda un aumento su una tassa - ha spiegato - che abbiamo ritenuto ingiusta fin dalla sua nascita”.
L’emendamento punta non solo a evitare l’aumento, ma a eliminare del tutto la tassa. “Siamo pronti - ha detto Mario Borghese, deputato eletto in Sud America - a porre la questione al Presidente della Repubblica e a raccogliere le firme contro questa proposta”.
Alessandro Martegani