Il 20 agosto 2019 sarà probabilmente ricordato sui libri di storia come il giorno in cui i nodi del governo giallo verde sono venuti al pettine. Grande attesa per l’intervento di Conte in Senato, che probabilmente darà il colpo finale all’attuale maggioranza, rimettendo il futuro del governo nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Luigi Di Maio, ieri in assemblea con i suoi parlamentari, non si è sbottonato su possibili alleanze, ma ha invitato i pentastellati a sostenere il premier, che ha definito “un uomo di rettitudine”.
Salvini, invece, ha dichiarato di voler prima sentire cosa verrà fuori dal dibattito per poi prendere eventuali decisioni sul ritiro dei propri ministri; puntando, però, sempre su quello che sarebbe il suo desiderio: andare al voto.
Attendista anche Nicola Zingaretti che dopo il dibattito in aula si riunirà domani con la direzione del PD per decidere le prossime mosse, il quale continua a ripetere di essere disponibile solo ad un governo forte e stabile, altrimenti anche lui spinge per il voto.
In ogni caso che Conte annunci le sue dimissioni o che invece chieda un voto di fiducia in aula, un ruolo fondamentale lo giocherà il presidente Mattarella, alle cui competenze di costituzionalista si affidano tutti senza riserve.
Barbara Costamagna