Massimiliano Fedriga, Matteo Salvini e Massimiliano Lacota al campo profughi di Padriciano Foto: Radio Capodistria/Barbara Costamagna
Massimiliano Fedriga, Matteo Salvini e Massimiliano Lacota al campo profughi di Padriciano Foto: Radio Capodistria/Barbara Costamagna

"Nella primavera del 1945 ci sono stati migliaia di italiani assassinati, ma anche decine di migliaia di sloveni e centinaia di migliaia di croati. Il tutto nell'ambito di un unico disegno criminoso: la volontà di costruire con la rivoluzione, e quindi come il terrore, un nuovo stato e finalmente il momento di ricordarci che tutti questi tre popoli sono stati vittime della stessa tragedia e perciò rammentare questa tragedia deve essere motivo di unità per questi tre popoli". Queste sono le parole rilasciate ai nostri microfoni dal , che non ha mancato di ripetere anche durante il suo intervento alla cerimonia solenne alla foiba di Basovizza in occasione della giornata del ricordo. "Abbiamo sofferto insieme ed è giusto ricordare insieme i caduti degli uni e gli altri e la presenza del Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani deve essere vista come un modo per dare a questa cerimonia una dimensione di carattere europeo e non solo nazionale".

Sull'importanza di ricordare è d'accordo anche il presidente dell'Unione degli istriani Massimiliano Lacota che ha accompagnato il ministro dell'Interno Matteo Salvini nella sua visita al campo profughi di Padriciano, dove è stato allestito un museo che racconta la tragica storia di questa struttura. "Si tratta del quarto ministro della Repubblica italiana che viene a visitare questo sito", ci ricorda Lacota, "ma del primo vicepresidente del consiglio e questo è molto importante perché ci teniamo molto a questo progetto di recupero che nei prossimi mesi vedrà un ulteriore sviluppo grazie alla collaborazione con la regione Friuli Venezia Giulia che è diventata proprietaria da qualche tempo di questa struttura. Inoltre, è fondamentale che ci sia questa consapevolezza anche da parte di un membro del Governo perché questo è un luogo del dolore; è l'unico sito dei cento e dieci campi allestiti in Italia per l'accoglienza dei profughi nell'immediato dopoguerra ed è rimasto praticamente quasi intatto e quindi attualmente è l'unico modo per conoscere la storia dell'accoglienza della difficile accoglienza degli esuli in Italia". E per quanto riguarda il lungo percorso che gli esuli stanno portando avanti con lo Stato italiano per avere i loro indennizzi questo potrebbe essere l'inizio di un dialogo? "Si tratta di un momento difficile", risponde Lacota, "ma per quanto riguarda la questione dell'equo indennizzo qualcosa si sta muovendo anche se bisogna ancora capire quale sarà il risultato. Poi c'è la questione della restituzione di beni abbandonati e su questo spero si possa riprendere la discussione per trovare una soluzione".

Barbara Costamagna