Di nuovo al punto di partenza: ogni estate in Italia ricominciano gli sbarchi quotidiani di barconi carichi d’immigrati, ogni anno il governo, di qualunque colore, chiede una risposta europea, si affanna a chiudere accordi con gli stati di origine, stanzia fondi per i controlli, e ogni anno sembra che l’immigrazione rimanga solo un terreno di scontro per le battaglie fra sovranisti ed europeisti, fra i sostenitori dell’accoglienza e chi invece chiede la difesa dei confini.
Che la situazione non sia cambiata di molto rispetto agli scorsi anni lo ha confermato anche Adalbert Jahnz, portavoce della Commissione europea per le questioni di migrazione e sicurezza, che, rispondendo a una domanda sulla situazione in Italia, e in particolare in Sicilia, ha spiegato come al momento per i ricollocamenti, “sono in corso contatti con gli Stati membri", ma, ha aggiunto, “non c'è un numero sostanziale di Paesi che partecipano”. Dall’Europa è giunto quindi un “incoraggiamento a tutti gli Stati a partecipare“, ricordando però che “in prima battuta è compito dello Stato membro occuparsi dei migranti, ma la Commissione europea, che ha già dato sostegno all'Italia, resta disponibile se ci saranno ulteriori richieste”.
Troppo poco per far calare la tensione in Italia dove il centro destra non esita a parlare d’invasione e difesa dei confini, e accusa il governo di far rispettare le misure anti Covid solo ai cittadini italiani ma non ai migranti che arrivano sulle coste delle penisola.
Il tema però divide anche la maggioranza che solo ieri sera è riuscita, non senza difficoltà, a raggiungere un accordo sul decreto sicurezza che ha superato le norme messe in campo da Matteo Salvini quando era ministro dell’interno: fra le novità l'eliminazione delle multe milionarie per le navi delle Ong e l'iscrizione all'anagrafe comunale per i richiedenti asilo, il dimezzamento dei tempi di trattenimento, da 180 a 90 giorni nei centri di permanenza e rimpatrio, la revisione del sistema di accoglienza, limitato da Salvini ai soli rifugiati.
In particolare, i 5 Stelle, che nel precedente governo avevano sposato la linea dura della Lega sull’immigrazione, chiedono azioni più decise rispetto alla sola accoglienza e salvataggio in mare. “I Cittadini chiedono giustamente delle risposte e il dovere di uno Stato è darle – ha detto il ministro degli esteri Luigi di Maio -: non dobbiamo pensare a come fermare gli sbarchi, ma a come bloccare le partenze”. “Bisogna lavorare subito – ha aggiunto – a un accordo con le autorità tunisine affinché sequestrino in loco e mettano fuori uso barchini e gommoni utilizzati per le traversate”.
Sul piede di guerra però ci sono anche i governatori, che non intendono più farsi carico dell’accoglienza: una posizione espressa più volte dal governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, (la regione ha chiesto anche controlli ai valichi minori, anche per motivi sanitari), ma anche dal presidente del Piemonte, Alberto Cirio, che scritto alla ministra dell'Interno Luciana Lamorgese, affermando di non poter accogliere altre persone senza mettere “fortemente a rischio la tenuta e la sicurezza del sistema sanitario e sociale”. Anche il governatore della Sicilia, Nello Musumeci, ha attaccato il governo, accusandolo di “approssimazione, superficialità e impotenza nell'affrontare il fenomeno migratorio”.
Alessandro Martegani