Sono stati sospesi dal gruppo parlamentare della Lega Elena Murelli e Andrea Dara, i due deputati leghisti che, dopo giorni di caccia ai nomi e verifiche, hanno ammesso di essere fra coloro che hanno chiesto e ottenuto il bonus da 600 euro previsto per i titolari di partita iva a causa del Covid 19. I due parlamentari sono però inseriti in una lista di 2 mila eletti e amministratori pubblici, che stanno emergendo ora dopo ora, spesso fornendo giustificazioni dei motivi della richiesta.
Lo stesso Dara, 41 anni, titolare di una fabbrica nel mantovano che produce calze, quasi 110 mila euro di reddito dichiarato lo scorso anno, ha detto che la richiesta di bonus sarebbe stata avanzata dalla madre, che con lui gestisce l’azienda. Tace per ora Elena Murelli “consulente in finanziamenti europei per la ricerca e l’innovazione”, con un reddito dichiarato di 106 mila euro.
Il rischio di conseguenze su posizioni nel partito e candidature è però concreto anche per gli amministratori pubblici e gli eletti nelle autonomie locali, soprattutto in vista delle elezioni regionali di settembre: il governatore del Veneto Luca Zaia ha ipotizzato di non ricandidare nelle liste della Lega il suo vicepresidente Gianluca Forcolin e i consiglieri regionali Riccardo Barbisan ed Alessandro Montagnoli; a Firenze Ubaldo Bocci, coordinatore del centro destra in comune, si è dimesso.
Si tratta però di provvedimenti basati sull’inopportunità di chiedere il bonus da parte di persone che percepiscono già lauti stipendi pubblici, ma tutte le richieste e le erogazioni sono assolutamente lecite dal punto dal vista legale.
Proprio per questo sta montando la polemica contro l’Inps, l’ente nazionale di previdenza italiano, che ha deciso di rendere pubblica la vicenda facendo partire una polemica su iscritti che non avevano fatto una richiesta illegale, anche se in alcuni casi moralmente discutibile. Il rischio paventato è che la stessa cosa possa esser fatta in futuro per altre categorie, come ad esempio chi percepisce pensioni molto alte. La notizia fra l’altro è uscita a ridosso delle elezioni regionali e del referendum sul numero dei parlamentari.
Anche il Garante per la protezione dei dati personali vuole vederci chiaro, e ha inviato una richiesta d’informazioni all'Inps e ha aperto una istruttoria per verificare la metodologia seguita dall'Istituto rispetto al trattamento dei dati dei beneficiari del bonus Covid e alle notizie diffuse a riguardo.
Lo stesso presidente dell’Inps Pasquale Tridico, ritenuto vicino ai 5 Stelle e attaccato da più parti, è stato convocato domani dalla commissione Lavoro della Camera per chiarire la vicenda.
Alessandro Martegani