Tutti sullo stesso palco, per vincere e per governare cinque anni: è questa la promessa, o perlomeno l’auspicio, che il centro destra ha lanciato ai sostenitori ammassati piazza del Popolo a Roma nel corso della manifestazione di chiusura della campagna elettorale, anticipata di 24 ore per consentire poi domani le chiusure ai singoli leader.
Sullo stesso palco si sono ritrovati Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi, in una delle sue rare apparizioni dal vivo in questa campagna, e Maurizio Lupi, per lanciare l’appello al voto, ma soprattutto ribadire programmi, promesse, oltre che le critiche al centro sinistra, di fronte a quasi 500 giornalisti e a una piazza non proprio gremita, che ha riservato un applauso tiepido a Berlusconi, un po’ più di entusiasmo per Matteo Salvini, ed è invece esplosa all’intervento finale di Giorgia Meloni.
Proprio la leader di Fratelli d’Italia non ha risparmiato critiche alla sinistra che, ha detto, in questi anni ha alimentato il proprio sistema di potere senza guardare alla meritocrazia: “Quando è arrivata la democrazia – ha aggiunto - la sinistra ha perso la testa, è una sinistra rabbiosa, violenta che ha il terrore di perdere il suo consolidato sistema di potere”.
Poi l’affondo sulle riforme: “Se gli italiani ci daranno i numeri per farlo, - ha detto - noi faremo una riforma in senso presidenziale delle istituzioni. Vogliamo garantire stabilità e governabilità, saremo felici se la sinistra vorrà darci una mano. Ma sia chiaro: se gli italiani ci daranno i numeri per farlo, noi lo faremo comunque”.
Matteo Salvini, che proprio poche ore prima aveva avuto un confronto a distanza con l’alleata di Fratelli d’Italia sulla squadra di governo, ricordando che nel centro destra non ci sono “uomini o donne sole al comando”, ha ribadito che l’impegno del centro destra è quello di governare bene, insieme, per cinque anni, concentrandosi poi su cavalli di battaglia come il caro bollette, (su cui è diviso dal Giorgia Meloni sull’opportunità di uno scostamento di bilancio per far fronte alle difficoltà delle famiglie), il nucleare, il no allo ius scholae e allo ius soli, e la limitazione al reddito di cittadinanza a chi non può lavorare.
Silvio Berlusconi, che ha aperto gli interventi assicurando che “l'Italia non vuole essere governata dalla sinistra”, ha invece offerto, intervenendo in tv, una sua personale interpretazione sulle cause della lotta in Ucraina: “Putin è caduto in una situazione difficile e drammatica – ha detto - è stato spinto ad inventarsi questa operazione speciale” dai filorussi del Donbass. “Le truppe dovevano entrare, in una settimana raggiungere Kiev, sostituire con un governo di persone perbene il governo di Zelensky ed in una settimana tornare indietro – ha spiegato – e invece hanno trovato una resistenza imprevista che poi sono state foraggiate con armi di tutti i tipi dall'Occidente”.
Alessandro Martegani