“La condizione in ciò si trova l’Italia non consente di perdere tempo e noi non intendiamo farlo”. La necessità d’intervenire con decisione in tempi rapidi e la sottolineatura della legittimità politica del suo governo sono stati due temi costanti dell’intervento di Giorgia Meloni alla Camera.
La Premier ha sottolineato il fatto di essere la prima donna a guidare l’Italia, ha ricordato gli sforzi fatti da tutte le donne per raggiugere grandi risultati e che le hanno permesso di arrivare al vertice del paese, ha detto, confermato anche l’uso del maschile nell’indicare le cariche che ha ricoperto: “ministro, deputato, il Presidente del Consiglio”.
Meloni, parlando fra Matteo Salvini e Antonio Tajani, i due vicepremier rispettivamente ministro delle infrastrutture e degli esteri, ha ammesso l’emozione d’intervenire nell’aula da Presidente del Consiglio, ringraziando fra gli altri il Presidente della Repubblica Segio Mattarella, e anche il proprio predecessore Mario Draghi.
Meloni ha sottolineato come il suo governo sia “politico e pienamente rappresentativo della volontà popolare”, al contrario di quanto accaduto negli ultimi anni, e ha ribadito di voler onorare il mandato assegnatole dai cittadini. “Noi – ha aggiunto - intendiamo liberare le migliori risorse del paese e garantire un futuro di maggiore libertà, giustizia, benessere, e s per farlo dovremo scomodare potentati o fare scelte che non possono essere condivise da subito da alcuni cittadini, non ci tireremo indietro perché il coraggio non ci difetta”.
La Premier non ha mancato di punzecchiare i critici, sia quelli interni, ricordando che la democrazia vale per tutti, e che chi definisce non legittimo il suo governo, “non attacca la maggioranza o la premier ma il popolo italiano”, sia chi all’estero ha espresso timori sull’arrivo di Fratelli d’Italia al governo, che, ha aggiunto, “dovrebbe spendere meglio il proprio tempo”. La Premier ha poi detto chiaramente di non aver mai avuto simpatia per i regimi totalitari, fascismo compreso e di ritenere le leggi razziali “il punto più basso della storia italiana, una vergogna che segnerà il nostro popolo per sempre”. I fatti diranno ha aggiunto “anche su diritti civili e aborto, chi mentiva e chi diceva la verità in campagna elettorale su quali fossero le nostre reali intenzioni". La destra in Italia, ha aggiunto, incarna i valori della democrazia liberale, combatteremo ogni forma di razzismo, antisemitismo e intolleranza.
Riguardo la linea l’europea dell’Italia, Meloni ha sgomberato il campo da dubbi, assicurando che il suo governo intende rimanere e operare all’interno dell’Unione europea, ma con l’intenzione di migliorarla, di farla diventare veramente la “casa comune dei popoli europei”, senza trasformarla in un “circolo elitario che sta solo attento ai conti”. “Serve un’integrazione reale, che consenta di affrontare le grandi sfide, nel rispetto le varie identità”. “Questo governo – ha detto - intende rispettare le regole, migliorando quelle che appaiono non più adeguate a parte dalla riforma del patto di stabilità”.
Anche sulla Nato ha confermato la partecipazione convinta: “La stabilità e la pace hanno un costo” ha spiegato, e sbaglia chi crede “di poter barattare la libertà dell’Ucraina con la nostra tranquillità, cedere a Putin non servirebbe e creerebbe solo nuovi scossoni sui mercati e problemi sul mercato energetico”.
Proprio il mercato dell’energia è stato definito una priorità da Meloni, che ha aperto decisamente alle trivellazioni nell’Adriatico, che potrebbero far diventare “questa situazione un’opportunità per il paese”.
Riguardo l’economia ha sottolineato come l'Italia si stia avviando alla recessione ma sia cresciuto comunque meno deghi altri paesi europei negli ultimi anni, sottolineando come la decisione di alzare i tassi d’interesse, "da molti reputata scelta azzardata”, stia mettendo in difficoltà famiglie e imprese. Non è mancato un accenno al controllo del debito, che per Meloni potrebbe esser affrontato puntando sulle risorse del paese, ricostruendo un clima di fiducia, favorendo gli investimenti esteri, spingendo anche gli italiani a investire nel debito pubblico.
Il motto di questo governo, ha aggiunto, “sarà non disturbare chi vuole fare”, favorendo la diffusione del made in Italy nel mondo, costruendo una politica industriale e riformando anche la burocrazia per venire incontro alle esigenze d’imprese e cittadini. Confermata anche una riforma fiscale con una flat tax, chiamata “Tassa Piatta” per le partite iva, una tregua fiscale per realizzare i contenziosi, e la lotta all’evasione, a partire da grandi evasori, grandi imprese e società, che “non deve essere caccia al gettito ma caccia alle reali evasioni”. Tutti i temi cari all’elettorato del centro destra e in particolare della Lega, così come una critica a tutto campo al reddito di cittadinanza, che “ha rappresentato una sconfitta per chi era in grado di fare la propria parte per l’Italia oltre che per sé stesso e la sua famiglia”.
Sul Pnrr ha assicurato la volontà di procedere senza ritardi e senza sprechi, ma con un approccio, “pragmatico e non ideologico”, che potrebbe anche comprendere delle modifiche concordate con Bruxelles.
Sul capitolo riforme ha aperto esplicitamente alla riforma presidenziale, accanto a quella delle autonomie voluta dalla Lega, auspicando la collaborazione dell’opposizione, ma chiarendo che in caso di ostacoli pregiudiziali il centro destra non rinuncerà e andrò avanti da solo: “Non rinunceremo a riformare il paese”.
Fra gli altri temi la conferma del rifiuto di provvedimenti come la liberalizzazione delle droghe leggere: per i giovani bisogna invece creare un sistema meritocratico, all’ambiente, alla cultura d’impresa. Non è mancato un accenno alle famiglia, che va sostenuta, come la natalità, ha detto, con politiche e strutture adeguate. Per uscire dalla glaciazione demografica", ha aggiunto, serve "un piano imponente, economico ma anche culturale, per riscoprire la bellezza della genitorialità e rimettere la famiglia al centro della società".
Sull’immigrazione la Premier ha sottolineato la necessità di "rimuovere le cause che portano i migranti, soprattutto i più giovani, ad abbandonare la propria terra, le proprie radici culturali, la propria famiglia per cercare una vita migliore in Europa”, anche se "non intendiamo in alcun modo mettere in discussione il diritto d'asilo per chi fugge da guerre e persecuzioni. Tutto quello che vogliamo fare in rapporto a tema immigrazione è impedire che la selezione di ingresso in Italia la facciano gli scafisti".
Un discorso durato più di un’ora, interrotto più volte dagli applausi non sempre apprezzati dalla premier, tanto da farle dire, in una frase catturata dal microfono rimasto acceso “… qui finimo alle tre”.
Il discorso non sarà letto al Senato ma solo consegnato a Palazzo Madama, che voterà la fiducia domani. Nel pomeriggio il dibattito alla Camera e la replica della Premier che in serata riceverà la fiducia da Montecitorio.
Alessandro Martegani