Rimangono in carcere i principali autori dello stupro di gruppo di Palermo, città dove nella notte tra il 6 e il 7 luglio scorsi, una giovane di 19 anni è stata fatta ubriacare per poi essere violentata da sette ragazzi fra i 17 e i 22 anni.
Il Tribunale del riesame di Palermo ha rigettato la richiesta di scarcerazione di Christian Maronia, 20 anni, uno dei sette indagati per lo stupro. Nei giorni scorso erano state respinte anche le richieste di revoca della misura cautelare di Angelo Flores, Christian Barone e Gabriele Di Trapani, mentre il tribunale si pronuncerà a settembre sulle posizioni di Elio Arnao e Samuele La Grassa. L'unico minorenne del gruppo, scarcerato dal gip, era tornato in carcere dopo aver pubblicato post in cui si vantava della violenza.
Il caso continua a rimanere in primo piano in Italia, a volte anche con commenti che lasciavano perlomeno perplessi, come quello di Andrea Giambruno, giornalista e compagno della premier Giorgia Meloni, che nel corso di un dibattito aveva osservato, riguardo le vittime degli stupri che “se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche e poi rischi effettivamente che il lupo lo trovi”. Parole che sono state interpretate come un tentativo di far apparire colpevoli anche le vittime, nonostante le smentite e le precisazioni da parte di Giambruno.
Proprio i commenti che tendono a scaricare la responsabilità sulle vittime, se non addirittura a insultarle, hanno anche causato una reazione della ragazza aggredita a Palermo, oggetto di commenti e anche d’insulti sui social: “Sono stanca. Mi state portando alla morte - ha scritto su Instagram -, pensavo di farcela, non è così. Se riesco a farla finita porterò tutti quelli che volevano aiutarmi sempre nel mio cuore". La giovane è stata trasferita in una comunità protetta, lontano da Palermo.
E alla disperazione è anche la madre della ragazzina al centro di un altro abuso di gruppo, a Caivano, in provincia di Napoli, dove due cugine di 12 e 13 anni sono state violentate da un branco di adolescenti. “Siamo stati minacciati. – ha detto chiedendo un colloquio con la premier Giorgia Meloni, che aveva espresso solidarietà alle vittime -, non possiamo uscire di casa. Nei giorni scorsi è stato fatto anche sparire il motorino di mio figlio, quello che ha dato l'allarme sulle violenze, consentendo di denunciare ai carabinieri quanto accaduto”.
Alessandro Martegani