L’Italia non intende arretrare di un passo sulla vicenda del Prošek, né sull’introduzione del “nutriscore”, il sistema di classificazione dei cibi che di fatto penalizza dei prodotti simbolo dell’agricoltura e della cucina italiana.
Lo ha ribadito più volte negli ultimi giorni il ministro italiano dell’agricoltura Stefano Patuanelli, sottolineando come sia necessario ribadire in ogni sede la difesa delle denominazioni e della provenienza dei prodotti italiani, a partire dall’opposizione all’uso della denominazione di “Prošek” per un vino croato che nulla ha a che vedere con il Prosecco italiano.
Una vicenda che rientra nel più ampio problema dell’italian sounding, vale a dire il tentativo di sfruttare nomi e atmosfere italiane per mettere sul mercato prodotti di altri paesi: “Io sono triestino, Prosecco è una frazione di Trieste. – ha detto Patuanelli -. Dal punto di vista commerciale non siamo preoccupati, perché si tratta di prodotti completamente diversi, ma quello che mi spaventa è una mancata protezione di un prodotto che ha un valore assoluto”.
La Commissione europea, ha aggiunto, non potrà non prendere atto che il Prosecco è una denominazione italiana da proteggere e sono fiducioso che la nostra istanza sarà valutata positivamente “. Se così non fosse, ha però aggiunto, “ci rivolgeremo alla Corte di giustizia europea, perché non possiamo portare l’agricoltura verso un’omologazione che poi porta al cibo sintetico “.
E sulla vicenda Prošek gli interventi si moltiplicano anche in Friuli Venezia Giulia: Piero Mauro Zanin, presidente del Consiglio regionale, parlando a Bruxelles ha sottolineato come nel Prosecco “si fondano economia, storia, cultura e identità delle nostre terre. Su questo l'Europa deve battere un colpo perché non si ripeta la vicenda del Tocai friulano, un vitigno autoctono che fu costretto a cambiare nome dopo il contenzioso con l'Ungheria, pagandone il prezzo in termini di mercato e di radicamento sul territorio”.
In controtendenza uno dei testimonial più in vista del cibo italiano, il fondatore di Eataly Oscar Farinetti, che, sul Corriere della Sera, ha definito la battaglia contro il Prošek “una guerra inventata dai marescialli della politica che non hanno un tubo da fare”. “Il Prosecco è il più grande vino italiano in termini di successo, - ha spiegato - e credo che la storia del Prosecco sia talmente grande da poter sopportare quella dei contadini dalmati che fanno vino da secoli”.
Alessandro Martegani