Mai così tanta gente alla cerimonia solenne alla foiba di Basovizza del giorno del ricordo. Sono stati circa 3000 i partecipanti a questa celebrazione che ha visto per la prima volta la presenza di un rappresentante dell'Unione europea, il Presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani.
D'altronde il presidente della Lega nazionale (una delle associazioni coinvolte nell'organizzazione della manifestazione), Paolo Sardos Albertini non ha nascosto l'intenzione di far fare a questa ricorrenza un passo ulteriore: "Ci sono stati migliaia di italiani assassinati, ma anche decine di migliaia di croati e sloveni uccisi dai partigiani di Tito e tutti sono vittime di un solo disegno, quello di costruire con il terrore un nuovo stato. È giunto finalmente il momento di ricordarci che tutti questi tre popoli hanno patito tutti la stessa sofferenza e questa tragedia deve diventare un motivo di unità. Abbiamo sofferto insieme ed è giusto ricordare assieme i caduti degli uni e degli altri. Questa è una cerimonia che dovrebbe assumere una dimensione di carattere europeo e non solo nazionale".
Un appello che è stato accolto da Tajani che ha detto "che farà di tutto perché anche da Bruxelles non si spengano i riflettori su quello che è accaduto in questa parte di Europa". "Bisogna squaricare il buio dell’oblio e ricordare chi si batteva perché la zona B fosse nuovamente Italia, per chi credeva che il trattato di Osimo dovesse essere scritto in maniera diversa, per chi credeva che ogni italiano deve essere sempre difeso e sentito parte di una comunità nazionale", ha aggiunto ricordando le sofferenze degli esuli.
Tajani, rivolgendosi ad un gruppo di venezuelani che durante la cerimonia sventolavano la bandiera del loro paese ha anche tirato un parallelo con il passato: "Stanno soffrendo milioni di nostri confratelli italiani. Non possiamo permettere che una dittatura efferata, una dittatura comunista come quella di Tito ripeta in Venezuela quello che è accaduto qui".
Grande protagonista, e probabilmente anche maggiore catalizzatore dell'evento, è stato sicuramente il ministro dell'Interno Matteo Salvini, che addirittura durante la cerimonia religiosa è riuscito a rubare la scena al vescovo di Trieste con i fedeli che dopo aver preso l'ostia accorrevano da lui per un selfie. Salvini, dopo le polemiche degli scorsi giorni con l'ANPI, non ha mancato di scagliarsi contro quelli che lui ha definito i "negazionisti". "Questa è terra sacra, questa è terra di sudore e di dolore, questa è terra di onore e memoria senza un però", ha detto nel suo intervento, "Così come non c'è un però ad Auschwitz non c'è un però a Basovizza. Criminali gli uni come criminali gli altri e criminale è chi giustifica gli uni e gli altri".
Altrettanto duro il sindaco di Trieste Roberto Di Piazza che si è rivolto anche a sloveni e croati affinché chiedano scusa: "In Istria continuano ad esserci piazze e strade dedicate a Tito. Nostalgici vengono a sventolare la stella rossa a Trieste in determinate date rinnovando il dolore ed aumentando l'odio e le divisioni. Personalmente sono per un processo di pacificazione che si fondi sul rispetto delle reciproche differenze. Io ho chiesto scusa per le leggi razziali e la Shoah, ma ad oggi aspetto ancora che qualcuno dall'altra parte del confine venga su questo terreno sacro e davanti a questo monumento nazionale chieda scusa".
Proprio mentre si tenevano i discorsi ufficiali una decina di contestatori ha tenuto una manifestazione alternativa nella piazza davanti la chiesa di Basovizza esibendo uno striscione con la scritta «Ora e sempre Resistenza» , e con bandiere italiane e jugoslave con la stella rossa.
Dopo la cerimonia Matteo Salvini si è recato al campo profughi di Padriciano per una visita al museo, dove ha incontrato alcuni degli esuli che hanno transitato in quel luogo.