Matteo Salvini ha rilanciato, e con un intervento irrituale, al termine della consultazione al Quirinale, la prima del pomeriggio, ha confermato come la strada maestra per uscire dalla crisi da lui stesso innescata siano le elezioni, ma non ha escluso una riedizione del governo giallo verde se gli ex alleati dei 5 Stelle si dimostrassero più disponibili alle proposte della Lega a partire dalla legge di bilancio.
“L'unico collante di un eventuale governo Pd 5 Stelle, che sarebbe il rispettoso di tutte le ultime elezioni fatte in Italia, - ha spiegato il leader della Lega - sarebbe il contro. Le elezioni sono quelle che darebbero la parola ai nostri datori di lavoro, che sono i cittadini italiani”.
“Se poi qualcuno mi dice ragioniamo, - ha aggiunto - se dei no diventano sì, miglioriamo la squadra, miglioriamo il programma, ci diamo un tempo e un obiettivo, non contro ma per, io ho sempre detto che sono un uomo concreto”.
Salvini ha elogiato esplicitamente Di Maio, un altro segnale della volontà di lasciare una porta aperta, ma una riconciliazione fra i due ex alleati appare al momento improbabile. Anche Di Maio, al termine dell’ultimo colloquio della giornata, non si è chiuso alcuna possibilità, ha chiarito che il Movimento 5 Stelle non ritiene le elezioni la soluzione migliore per il paese ed elencato una serie di punti da completare entro la legislatura.
“Il coraggio non è di chi scappa – ha detto il leader dei 5 Stelle - ma chi prova fino in fondo a cambiare le cose: il voto non ci intimorisce affatto, ma il voto non può essere la fuga dalle promesse fatte dagli italiani: abbiamo informato il capo dello Stato di quelli che secondo noi sono obiettivi prioritari per gli italiani, dieci impegni che secondo noi devono essere portati a compimenti".
“Noi – ha aggiunto - non lasciamo la nave affondare, perché l'Italia siamo tutti, a dispetto degli interessi di parte". "Sono state avviate tutte le interlocuzioni per avere una maggioranza solida che voglia convergere sui punti indicati. Noi non lasciamo che a pagare siano gli italiani".
Anche l’accordo fra 5 Stelle e Pd rimane comunque in salita. Dopo aver esposto al Presidente della Repubblica i punti irrinunciabili per il Pd, il segretario Nicola Zingaretti ha fatto sapere che per far partire un accordo ci deve essere il via libera alla discontinuità con il passato, accanto all’impegno sull’abolizione dei decreti sicurezza, bandiera di Salvini, e a legare il taglio dei parlamentari a una riforma elettorale, e bisogna trovare un accorso sulla legge di bilancio prima della formazione del governo.
Condizioni che avrebbero irritato i 5 Stelle, ma anche l’ala renziana del Pd, alimentando l’idea che Zingaretti non sia in realtà impaziente di fare un accordo con i Grillini. A favore dell’accordo gioca invece, accanto alla necessità di approvare una legge di bilancio in linea con le richieste europee ed evitare l’aumento dell’iva, anche la volontà di arrivare all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, fra poco più di due anni, con l’attuale parlamento.
Fuori dai giochi al momento sia Fratelli d’Italia, che con Giorgia Meloni ha chiesto il voto in autunno, e Forza Italia: lo stesso Silvio Berlusconi ha stroncato l’idea di un governo Pd 5 Stelle, e ha invece rilanciato il centro destra, che governa già molte regioni italiane.
Alessandro Martegani