Foto: Radio Capodistria
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La proposta di Fratelli d'Italia sul raggiungimento della soglia al 2% per la difesa, accolta dal governo italiano, fa deflagrare lo scontro tra il presidente del Consiglio, Mario Draghi ed il Movimento 5 Stelle.

Il presidente dei 5 Stelle, Giuseppe Conte, ne parla con Draghi a Palazzo Chigi, in un colloquio molto teso, durato un'ora e mezza, al termine del quale il leader pentastellato ha precisato che non c'è alcuna crisi di governo ma rivendica il diritto ad essere ascoltato, come gruppo di maggioranza relativa.

Il premier Draghi ha però tirato dritto sull'aumento delle spese militari, nel rispetto degli impegni con la Nato. Dopo il confronto con Conte il presidente del Consiglio è salito al Quirinale, dove, successivamente ad un colloquio, ha ottenuto il sostegno del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Dopo aver ottenuto il supporto del Capo dello Stato, Draghi non ha risparmiato alcune bordate ai pentastellati, chiarendo che non ci si può sottrarre agli impegni con la Nato, pena il far venir meno il patto che tiene in piedi la maggioranza.

Un messaggio forte, indirizzato a tutta la coalizione di governo ma ovviamente in particolare al Movimento 5 Stelle.
Sfumata la possibilità di un accordo tra i partiti sull'aumento delle risorse per la difesa, il governo si prepara dunque a blindare con la fiducia il dl Ucraina nell'Aula del Senato.

Una situazione che preoccupa il Partito Democratico, che segue con attenzione come si evolve la situazione ed i movimenti degli alleati di governo. Chi invece si scaglia, come al solito, contro Conte, è il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che definisce Draghi uno statista e Conte un populista.

Successivamente il leader del Movimento 5 Stelle ha voluto precisare che "Draghi ha tenuto a dire che è importante rispettare gli impegni Nato: io ho spiegato che non ho mai messo in discussione il tendenziale al 2% come non è stato messo in discussione dai premier precedenti. Però se noi ci diciamo questo orizzonte del 2024, avremo un picco notevole: si tratta di 15 miliardi e, francamente, credo che i cittadini e il Paese adesso abbiano altre priorità. Questo non significa dire che l'Italia non rispetta gli accordi. Questo non verrà detto e io stesso non l'ho detto", ha concluso l'ex premier.

Davide Fifaco