Le tensioni accumulate nelle scorse settimane sono esplose nell'ultimo Consiglio dei ministri in Italia: Lega e 5 Stelle si sono scontrati apertamente sulla partecipazione alle cerimonie del 25 aprile, sulla vicenda giudiziaria che ha coinvolto il consigliere economico di Matteo Salvini e sottosegretario Armando Siri, ma soprattutto sul cosiddetto decreto Salva Roma, bloccato sostanzialmente dalla Lega .
Non sono mancati i toni duri: da una parte Matteo Salvini ha anticipato ai giornalisti la modifica del decreto, scatenando la reazione dello stesso premier Conte, che ha ricordato al vicepremier che il Consiglio dei ministri non ha la funzione di passacarte della Lega, dall'altra lo stesso Salvini ha reagito alla richiesta di dimissioni di Siri giunta da Luigi di Maio, peraltro arrivato in ritardo alla riunione perché impegnato nella registrazione di una trasmissione televisiva.
Alla fine il decreto, che prevedeva il passaggio dell'indebitamento del comune di Roma, 12 miliardi, in carico allo Stato, è stato radicalmente limitato dalla Lega, ma il Movimento 5 Stelle annuncia battaglia in Parlamento e ribadisce la richiesta di dimissioni.
Questo clima, accanto ai sondaggi che danno la Lega in netto sorpasso sui 5 Stelle alle prossime europee, fa temere un'immediata crisi di governo dopo il voto. Su questo si sarebbero confrontati anche il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, e il Presidente Mattarella, che ha dovuto però prendere atto dell'indisponibilità del Pd a partecipare a un nuovo governo. Se politicamente possibile, dal punto di vista pratico però 'ipotesi di elezioni anticipate dopo il vot appare per difficilmente percorribile: per votare entro l'estate il Capo dello Stato dovrebbe sciogliere le Camere entro 10 giorni dal voto, oppure rinviare tutto all'autunno, con la legge di bilancio da approvare.
Per ora dunque lo scontro interno alla maggioranza sembra avere una funzione esclusivamente elettorale, in attesa dei numeri che usciranno dalle urne.
Alessandro Martegani