Baglioni ha ancora una volta sbancato i botteghini con una media di oltre 10 milioni di spettatori a serata nel proscenio di un festival che tutto è stato fuorché intinto di quell’armonia che il “dirottatore artistico” aveva ostentato a tambur battente. L’armonia è la grande assente nel verdetto finale giocato su un campo minato di distanze abissali tra il responso popolare e quello delle giurie specializzate.
L’armonia fa vagabondaggio e rende orfani di se stessi Bisio e Raffaele strangolati, a loro dire, da un eccesso di parte autorale che snatura la loro pelle di cavalli di razza costringendoli alla nicchia di annunciatori con il beneficio di qualche battuta in più. L’armonia inghiotte il calle inesorabile della disfatta durante la conferenza di incoronazione dei vincitori dove Niccolò Moriconi, in arte Ultimo, sfodera espressioni scurrili contro i giornalisti evidentemente rei di non averlo premiato.
Gli unici a non avere le ossa rotte all’indomani del festival sono gli sponsor, paghi di aver conseguito le soglie di audience; e l’azienda radiotelevisiva di stato, che attende e sottende in vista di nuovi e inediti scenari. Il neo eletto direttore di Rai 1, Teresa De Santis, infonde speranzosa attesa con la pacatezza del suo essere attenta e nel contempo devota a ridisegnare un evento che, sue parole testuali, ha dovuto supportare addossandosi le scelte dei suoi predecessori.
Tutto sommato buona la qualità delle canzoni, eccellente la stratificazione di generi che in questa edizione hanno rappresentato la unica vera novità. Il Festival del settantennale dovrà assumere e riassumere in sé il coraggio nella scelta di realizzare il connubio con la canzone senza dover anteporre a tutti i costi il risultato televisivo. Solo a quel punto, Sanremo …avrà vinto su tutti.
Ferruccio Crevatin