Si tratta "di uno dei sequestri più rilevanti nella storia giudiziaria italiana": così la direzione distrettuale antimafia ha definito l'operazione che ha portato al sequestro di un patrimonio stimato, probabilmente per difetto, in oltre un miliardo e mezzo di euro e riconducibile all'ex proprietario della Valtur, operatore turistico attualmente in amministrazione controllata.
Il sequestro è avvenuto nei confronti degli eredi di Carmelo Patti, morto nel 2016, muratore di Castelvetrano diventato nel giro di vent'anni uno dei maggiori imprenditori italiani, fondatore ed ex proprietario della Valtur, azienda che operava nel turismo e in particolare nella costruzione e gestione dei villaggi.
Le indagini hanno però rivelato legami fra lo stesso Patti e il clan mafioso di Castelvetrano, guidato dal latitante Matteo Messina Denaro: Patti, originario di Castelvetrano, aveva fra i suoi più stretti collaboratori Michele Alagna, cognato di Messina Denaro, e sono stati accertati passaggi di denaro destinato a uomini vicini al boss. Ad accusare l'ex patron Valtur anche i collaboratori di giustizia, come Angelo Siino, che ha definito Patti, "persona legata alla mafia trapanese, e anche massone".
Anche nell'ultimo affare tentato nel 2010, la costruzione di un nuovo villaggio in Sicilia, l'acquisto dei terreni e l'affidamento dei lavori sarebbero stati gestiti da Nicolò Polizzi, un altro fedelissimo di Messina Denaro.
Un quadro che non lascia molti dubbi, con "un'infiltrazione diretta e pervicace della famiglia mafiosa di Castelvetrano", ha detto Giuseppe Governale, capo della Direzione Investigativa Antimafia, e che ha portato al più ingente sequestro nella lotta contro la mafia: allo Stato sono passati tre resort, un Golf club, uno yacht di 21 metri, 400 ettari di terreni, 232 immobili e 25 società che operavano nel settore della componentistica per elettrodomestici e auto e che avevano lavorato anche per la Fiat.