Probabilmente il 2023 verrà ricordato anche per essere stato l’anno più caldo mai registrato sul pianeta.
I dati giungono da una ricerca diffusa dalla Coldiretti sulla base delle previsioni della banca dati Noaa, National Climatic Data Centre (ente che registra le temperature mondiali dal 1850), e pubblicata dall’agenzia AdnKronos.
Nei primi undici mesi dell’anno che si sta per concludere, la temperatura sulla superficie degli oceani è risultata superiore di 1,15 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo a livello globale e in Italia ci sono state temperature anomale che hanno raggiunto i dieci gradi a fine dicembre, con il rischio di far ripartire le fioriture e creare danni gravissimi alle coltivazioni se ci fosse un probabile abbassamento delle temperature.
In generale la classifica degli anni più caldi degli ultimi due secoli in Italia riguarda solo l’ultimo decennio, e la situazione, accanto ai danni all’agricoltura, rischia anche di creare siccità, proliferazione di insetti dannosi per le coltivazioni, e in generale eventi climatici disastrosi.
Nel 2023 sulla penisola c’è stata una media di oltre 9 eventi estremi al giorno tra grandinate, trombe d’aria, bombe d’acqua, ondate di calore e tempeste di vento che, accanto a danni e vittime, hanno anche determinato un calo della produzione di vino e di olio. I danni, tra coltivazioni e infrastrutture, supererebbero i 6 miliardi di euro.
Gli effetti del caldo sono evidenti anche in montagna, sottolinea Legambiente, dove lo zero termico non è mai stato così alto, sulle Alpi è arrivato a quota 5398 metri, e sono aumentati gli eventi meteorologici estremi in tutte le regioni dell’arco alpino, dove continua anche il regresso dei ghiacciai, anche se con fenomeni minori rispetto al 2022, con il rischio di frane e crolli di ghiaccio e roccia.
Alessandro Martegani