L’unica certezza è che Giuseppe Conte si presenterà al Senato nel primo pomeriggio per illustrare la situazione determinata dallo strappo di Matteo Salvini.
Tutte le opzioni infatti al momento sono aperte, dalle elezioni a ottobre fino alla ricomposizione della frattura fra Lega e 5 Stelle, passando per governi istituzionali, di transizione o nuove maggioranze.
I ripensamenti di Matteo Salvini, che sembrava aver riconsiderato la decisione di porre fine alla maggioranza giallo verde per andare alle urne, sono stati rinviati al mittente dai vertici dei 5 Stelle, riuniti dal fondatore e garante del Partito, Beppe Grillo: “Salvini - hanno detto - è un interlocutore non più credibile”.
I grillini dunque escludono una riproposizione della maggioranza attuale, una delle ipotesi in campo, magari con un nuovo premier, per mandare Conte a Bruxelles come commissario, ma dicono no anche un accordo con il PD per formare una nuova maggioranza: "Non faremo accordi con Renzi e Boschi", ha detto il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro.
I contatti fra i 5 Stelle e il PD però ci sono: una soluzione che non sarebbe sgradita al leader Nicola Zingaretti, che teme però la scissione dei renziani, che puntano a un governo istituzionale, ma senza un accordo con i grillini, a cui sarebbe contrario anche Carlo Calenda.
I grandi saggi del centro sinistra, come Romano Prodi, sostengono invece un accordo fra 5 Stelle e PD, soluzione che potrebbe essere tollerata anche da Forza Italia, che punta ad allontanare il voto.
Matteo Salvini ha però minacciato manifestazioni di piazza se si formassero nuove maggioranze, e ha lanciato un ultimo appello in diretta Facebook perché si ritorni al “tavolo e si lavori”. Per ora però tutto sembra portare al Quirinale, che dovrà valutare una soluzione politicamente percorribile ma anche gradita ai mercati e all’Europa.
Alessandro Martegani