La riforma che ha tagliato di un terzo il numero dei parlamentari in Italia viaggia decisa verso il referendum costituzionale.
Il comitato contrario alla proposta ha infatti comunicato di aver raggiunto il quorum di un quinto dei componenti di una delle Camere necessario per sottoporre la riforma a referendum.
L'articolo 138 della Costituzione prevede infatti che, qualora la riforma non sia stata approvata con una maggioranza di due terzi alla seconda votazione, 500 mila elettori, 5 Consigli regionali o un quinto di una delle due Camere possano chiedere il referendum, che non prevede alcun quorum di validità.
64 senatori, tutto il gruppo di Forza Italia, ma anche esponenti dei 5 Stelle, Lega, e del gruppo misto come Emma Bonino, di Italia viva, e del Pd come la senatrice Tatjana Rojc, hanno firmato la richiesta che, salvo imprevisti, porterà il paese alle urne per dire sì o no alla riforma. L’azione è stata promossa dalla fondazione Einaudi, che ha auspicato che “nel paese si svolga finalmente un dibattito sulla riforma e sui suoi effetti", che per i promontori provocheranno "un danno per la democrazia". Fra le conseguenze della riforma si sottiolinea la riduzione della rappresentatività, soprattutto per le regioni più piccole, e in ultima analisi della democrazia nel paese.
Dall’altra parte l’iniziativa è stata già bollata come un’azione pro-casta, e si ricorda come il referendum sia un’operazione inutile, visto che il sentimento del paese è decisamente a favore del taglio del numero dei parlamentari, che la riforma ha fissato in 400 alla Camera, ora sono 630, e 200 al senato, al posto degli attuali 315.
Gli accordi, che avevano spinto anche altre forze, oltre a Lega e 5 Stelle, a votare la riforma, prevedevano anche una riorganizzazione dei collegi e una nuova legge elettorale, su cui però la trattativa è ancora in alto mare.
Il leader dei 5 Stelle Luigi Di Maio, uno dei primi sostenitori del taglio dei parlamentari, si dice sicuro che al referendum i cittadini confermeranno al riforma, "ma vorrei anche dire ai 64 firmatari - aggiunge - che forse potevano andare in piazza a raccogliere le 500mila firme che servono per la richiesta del referendum, fare dei banchetti, insomma coinvolgere le persone veramente. Ma dubito che le avrebbero raccolte".
Non manca chi guarda al referendum come a uno strumento per avvicinare la fine della legislatura, visto che per ora la riforma è bloccata in attesa di organizzare la consultazione, e si potrebbe votare con l’attuale assetto, ma lo stesso Premier Giuseppe Conte ha invitato a non collegare l’iniziativa con la vita del governo.

Alessandro Martegani

Foto: MMC RTV SLO
Foto: MMC RTV SLO