"Se qualcuno non solo pensa che si raccolgono istanze da parte delle parti sociali, ma anticipa dettagli di quella che ritiene debba essere la manovra economica, si entra sul terreno della scorrettezza istituzionale".
È uno sfogo duro quello del Premier Giuseppe Conte, che non ha gradito affatto la decisione di Matteo Salvini, peraltro annunciata, e già contestata dal Premier, d’incontrare le parti sociali per cominciare a discutere dei provvedimenti fiscali da inserire nella legge di bilancio.
Salvini non vuole attendere, teme che il taglio delle tasse rimanga più o meno parzialmente vittima degli accordi con Bruxelles che hanno evitato la procedura d’infrazione, e sembra voler mettere il governo davanti al fatto compiuto.
Al tavolo convocato al Viminale, sede insolita per una riunione sul fisco, c’era anche l’ex sottosegretario Armando Siri, costretto a lasciare il governo mesi fa, dopo l’avvio di un’inchiesta nei suoi confronti.
Proprio Siri nel corso del tavolo ha ribadito che l’obiettivo della Lega è "la Flat tax unica”, al 15 per cento per i redditi inferiori ai 55 mila euro. “Ci saranno – ha aggiunto - benefici per 20 milioni di famiglie e 40 milioni di contribuenti e un grande impulso ai consumi”.
Proprio la presenza di Siri è stato uno dei punti contestati da Conte: "Se si tratta di un vertice di partito, va bene, ma se è un vertice di governo, la presenza di Siri non va", ha affermato il Presidente del Consiglio, che secondo fonti di Palazzo Chigi avrebbe sollecitato già da settimane la Lega a dare i nomi dei delegati per i tavoli sulla manovra, senza però ottenere risposta.
A poco sembrano servire le rassicurazioni del leader della Lega, già in passato accusato da Conte di non rispettare i ruoli nel governo: "Vogliamo che la manovra economica sia molto anticipata”, ha detto il vicepremier aprendo il tavolo con le parti sociali. "E' l'inizio di un percorso, - ha aggiunto – e non vogliamo sostituirci al Presidente del Consiglio".
Su Siri però ha attaccato anche Luigi Di Maio, che accusato i sindacati di “trattare con un indagato per corruzione, invece che con il governo”, ricevendo una secca replica da Cgil, Cisl e Uil, che anno definito “inaccettabili” le parole di Di Maio.
Alessandro Martegani