È una vicenda che si sta consumando purtroppo anche sui social, oltre che nelle aule dei tribunali e delle questure, quella dello stupro di gruppo avvenuto a Palermo nella notte tra il 6 e il 7 luglio scorsi, quando una giovane di 19 anni sarebbe stata fatta ubriacare per poi essere violentata da sette ragazzi fra i 17 e i 22 anni.
I primi arresti erano avvenuti a inizio agosto, ma mentre gli inquirenti cercavano di ricostruire le varie responsabilità, sui social spuntavano i testi delle chat dei sette giovani palermitani, frasi che lasciano trapelare da una parte mancata percezione della gravità di quanto accaduto (anche dopo esser stati fermati per violenza sessuale, alcuni commentavano ridendo gli eventi mentre erano nella sala della polizia giudiziaria in attesa di essere interrogati), dall’altra la volontà di far passare, secondo un vecchio copione in questi casi, la giovane vittima come consenziente e responsabile della violenza di gruppo.

La dinamica dei fatti in realtà è abbastanza chiara e non lascia molto spazio all’interpretazione: i giovani hanno incontrato la ragazza nalla zona della movida della città, hanno fatto ubriacare la vittima per poi approfittare di lei. Dalle immagini di videosorveglianza di alcuni negozi si vedono i sette ragazzi che trascinano la ragazza che fa fatica a camminare, poi, mentre sei la violentavano a turno, uno ha ripreso tutta la scena con un cellulare, cancellando poi il file per paura di essere arrestato, a conferma che i giovani erano coscienti che si trattava di uno stupro e non di un rapporto consenziente. Alcuni hanno anche confermato che la stessa vittima aveva chiesto più volte di smettere.
Gli atteggiamenti dei giovani sono però differenti: oggi due componenti del gruppo hanno risposto in lacrime alle domande degli inquirenti e sono stati rilasciati, dicendosi dispiaciuti dell’accaduto, ma anche dalle loro parole, (“mi sono rovinato la vita”) emerge una scarsa considerazione per la sorte della giovane e della gravità dei fatti, e piuttosto una preoccupazione per le possibili conseguenze personali, anche a livello mediatico. In carcere sono rimasti solo due dei sette giovani indagati.
Sono apparsi anche dei video, su social come TikTok, in cui alcuni dei protagonisti della vicenda, quelli che sono stati rilasciati, cercano di difendersi, e di scaricare le responsabilità sulla vittima e sugli altri componenti del branco. Fra questi ci sono i video dell’unico minorenne del gruppo, che ha raggiunto la maggiore età dopo lo stupro, e che è stato rilasciato e affidato ai servizi sociali, anche se l’accusa ha già chiesto nuovamente l’arresto. Nei video il giovane si proclama innocente e ha anche il coraggio di fare delle battute: “C’è qualche ragazza che vuole uscire con me stasera?”, è la frase riportata sotto una delle immagini.

Alessandro Martegani