"Sono tutte supposizioni, ma credo ci sia stato un doppio problema: la rottura del cavo ed il mancato funzionamento del freno di emergenza. Non sappiamo perché non si sia attivato, mentre nella cabina a valle ha funzionato". A dirlo è il responsabile provinciale del Soccorso alpino, Matteo Gasparini, che ha fatto parte della squadra giunta sul luogo dell'incidente della funivia Stresa-Mottarone a 1492 metri di quota.
La mancata attivazione del freno ha fatto sì che la cabina, dopo la rottura del cavo, abbia preso velocità, iniziando a scendere, finendo così catapultata fuori dai cavi di sostegno.
Le equipe del pronto soccorso alpino erano state elitrasportate sul posto. Dopo aver individuato i due superstiti hanno proceduto con le manovre di rianimazione cardiopolmonare prima di stabilizzare i due pazienti, entrambi minorenni, e trasferirli in eliambulanza all'ospedale Regina Margherita di Torino, dove uno è poi morto.
Le squadre a terra del Soccorso Alpino hanno invece proceduto con il recupero delle salme, con l'estrazione di quelle ancora presenti nella cabina e le hanno consegnate alle autorità di Polizia Giudiziaria per le operazioni di riconoscimento. Sono intervenuti anche carabinieri, Soccorso Alpino della guardia di finanza, vigili del fuoco e Protezione Civile.
Restano purtroppo gravi le condizioni del bambino di 5 anni unico sopravvissuto all'incidente. Al momento il piccolo è intubato e sedato. In ospedale, nella tarda serata di ieri, è arrivata la zia del bambino, sorella del padre che nell'incidente è morto con la moglie e con l'altro figlio di due anni. La famiglia, di origini israeliane, viveva nel Pavese.
Davide Fifaco