Una tregua, e nemmeno troppo solida: è questo il risultato della giornata più difficile per il governo gialloverde, diviso da vicende come il voto del Parlamento europeo, con il sì dei Grillini alla presidente della Commissione Ursula Von der Leyen, il caso Russia Lega, o i disaccordi su capitoli chiave del programma, e finito sull’orlo della crisi dopo gli attacchi espliciti fra Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
I due leader però non sembrano ancora disposti a giungere alla rottura finale: lo stesso Salvini, dopo aver dichiarato che “non c’è più un rapporto di fiducia”, ha avuto parole di apprezzamento per l’altro vicepremier. “Oltre questo governo ci sono solo le elezioni", ha però ammonito: un riferimento esplicito all’ipotesi circolata in queste ore di una nuova maggioranza 5 Stelle - Pd, due forze già unite dal voto sulla presidenza della Commissione.
Salvini però per continuare vuole garanzie su temi chiave come giustizia e autonomia, e sulla manovra: "Con questi tre no - ha affrenato - cambia tutto".
Dall’altra parte Di Maio ha invitato la Lega a parlare chiaramente se vuole una crisi, ma anche il leader grillino ha poi moderato i toni. "Se avessi sospetti su Salvini non sarei al governo, ed escludo che possa esserci una crisi: abbiamo da realizzare riforme importanti – ha detto –, anziché parlarsi, è giusto che ci incontriamo, ci chiariamo e andiamo avanti”.
Salvini ha però fatto sapere di non poter partecipare al Consiglio dei ministri e al successivo vertice sulle Autonomie, rinviando di fatto il confronto diretto e la decisione sul futuro del governo.
Un attacco al leader leghista è giunto poi dal Presidente della Camera, Roberto Fico, riguardo la decisione di Salvini di non riferire alle Camere sul caso Lega Russia: “Prendo atto del diniego del Viminale, - ha detto – e lo ritengo una mancanza di rispetto istituzionale nei confronti del Parlamento".


Alessandro Martegani


Foto: Wikipedia/wikipedia
Foto: Wikipedia/wikipedia