La crisi di Alitalia che ritorna al punto di partenza, come in un gioco di società, e la revoca delle concessioni alla Società Autostrade dopo i nuovi crolli di viadotti. Due vicende apparentemente distinte ma che rischiano invece di avere dei punti di contatto.
Al centro c’è Atlantia, la società del gruppo Benetton, che controlla le autostrade, ma che era, fino a pochi giorni fa, anche uno dei principali e potenziali investitori su Alitalia. La cordata formata con Delta e ferrovie dello stato, oltre che con il ministero dell’economia, si è infatti sfaldata, quando Atlantia ha dichiarato che non ci sono le condizioni per avanzare un’offerta, che sarebbe dovuta arrivare mesi fa e su cui si è perso il conto dei rinvii.
A questo punto tutto è tornato nelle mani del governo italiano, che al momento non sembra avere ancora una strada in mente. Il ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, ha escluso un ritorno allo Stato, dando solo rassicurazioni sul fatto che Alitalia non fallirà. "In questo momento - ha detto riassumendo la situazione paradossale della compagnia - Alitalia è una compagnia troppo grande per essere piccola e troppo piccola per essere grande".
Delta non si è sfilata, ma altri investitori all’orizzonte non sembrano esserci nonostante il pressing su Lufthansa, e non è esclusa nemmeno l’ipotesi peggiore, quella della liquidazione e della vendita a pezzi della società, che fra l’altro costerebbe anche molto cara in termini di perdita di posti di lavoro, un settore su cui bisognerà metter mano in ogni caso.
L’uscita di scena di Atlantia intanto potrebbe non rimanere senza conseguenze, anche alla luce dei crolli seguiti a quello del ponte Morandi. La possibilità che la società entrasse nel salvataggio di Alitalia avrebbe potuto rasserenare i rapporti con il governo, ma ora lo stesso Patuanelli ha dichiarato che "il sistema delle concessioni va rivisto". "Gli investimenti sono fermi, i viadotti vengono chiusi, e non è accettabile", ha aggiunto: "c'è un procedimento in corso, e credo vada portato a termine nell'interesse generale del Paese".
Alessandro Martegani