Una prova di forza, un punto di svolta, una verifica della reale volontà della Chiesa di cambiare: è stato definito in più modi il Sinodo dei Vescovi sulla "Protezione dei Minori nella Chiesa", aperto in Vaticano da Papa Francesco.
Il fenomeno degli abusi su minori da parte di sacerdoti è emerso in tutta la sua inquietante dimensione e profondità negli ultimi anni, e Francesco ha voluto dare un segnale preciso: "Anche se si trattasse di un solo caso di abuso, che rappresenta già di per sé una mostruosità, - ha detto - la Chiesa chiede di non tacere e di portarlo oggettivamente alla luce, perché lo scandalo più grande in questa materia è quello di coprire la verità".
Al momento, nonostante le denunce in tutto il mondo, singoli casi ma anche fenomeni estesi come quello del fondatore dei Legionari di Cristo, Padre Maciel, che avrebbe abusato di centinaia di minori, non c'è nemmeno una strategia unica nella Chiesa. Alcuni paesi hanno già avviato verifiche sistematiche dei casi e delle denunce, altri invece, come l'Italia, non hanno nemmeno un quadro della situazione, mentre le denunce si moltiplicano anche fra gli stessi religiosi. Don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco, ha denunciato pubblicamente gli abusi subiti da ragazzo in seminario da parte di altri sacerdoti.
Il Pontefice è già intervenuto in alcuni paesi, ad esempio in Cile, in Irlanda o negli Stati Uniti, ma non si può più attendere per un'operazione globale: aprendo i lavori ha chiesto di trasformare "questo male in un'opportunità di consapevolezza e di purificazione" e ha auspicano "concretezza" nelle decisioni. Fra le proposte l'obbligo di abbandono del ministero pubblico per i responsabili di abusi, o una valutazione psicologica per i futuri sacerdoti.
Non mancano però le resistenze: alcuni cardinali conservatori hanno infatti attaccato il summit, accusando la linea di Francesco di avere una visione limitata dei problemi della Chiesa e invitando a riavvicinarsi al vangelo.
Alessandro Martegani