Un modo d’incentivare la ripresa dell’economia, o uno stratagemma per scaricare sui correntisti il costo dei tassi negativi applicati alle banche da parte della Bce.
Sono le due interpretazioni della rivoluzione annunciata da Jean Pierre Mustier, numero uno di Unicredit, ma soprattutto presidente della European Banking Federation, che, dopo qualche anticipazione, ha confermato che dal 2020 Unicredit applicherà un tasso d’interesse negativo sui conti correnti con depositi «ben al di sopra» dei 100 mila euro: in pratica i correntisti con grosse somme non investite dovranno pagare per tenere i soldi sul conto.
Non si tratta in realtà di una novità, lo stesso meccanismo era già stato applicato da una banca danese negli scorsi anni, ma la posizione di Mustier indica in realtà una direzione per tutto il sistema bancario europeo. Istituti tedeschi come Volksbank e Commerzbank hanno già anticipato di voler applicare lo stesso sistema, che punta a spingere i correntisti a non lasciare capitali immobilizzati, e a investirli per alimentare l’economia reale.
Vista sotto questo punto di vista la manovra rappresenta un seguito logico all’impostazione confermata da Mario Draghi, che applica dei tassi negativi alle banche proprio per spingere gli istituti ad avviare politiche che favoriscano la circolazione dei capitali ed evitino riserve immobilizzate, ma pagare per tenere i soldi sul conto è un concetto che, perlomeno per ora, sembra difficilmente digeribile per il cittadino medio.
Vero è che non sono molti i clienti delle banche che tengono simili somme liquide sul conto corrente, probabilmente saranno interessati solo grandi patrimoni di imprese e clienti privati, a cui saranno anche offerte soluzioni alternative per la gestione della liquidità: contro la decisione di Mustier si sono però già scagliate le organizzazioni dei consumatori, che accusano il sistema bancario di voler scaricare sui clienti il costo della ripresa, ma anche i tecnici di Mediobanca, che hanno espresso molte perplessità sui reali effetti benefici dei tassi negativi sull’economia reale.
Alessandro Martegani