
Il Ministro italiano dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha inaugurato a Napoli il “Treno del Ricordo 2025”, definendo la tragedia delle Foibe “una delle ferite più gravi e durature inferte al ‘900 alla coscienza nazionale”.
L’iniziativa, promossa dal Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, prevede un viaggio in treno storico allestito da Fondazione Ferrovie dello Stato Italiane con una mostra multimediale e oggetti appartenuti agli esuli.
"Ancora oggi c’è qualcuno che non vuole essere consapevole, anzi che nega o minimizza quella tragedia" ha affermato il ministro dell'Istruzione, che ha proseguito spiegando: "Prima di fare riflessione sull'oggi, dobbiamo essere consapevoli degli errori che sono stati fatti nel nostro passato. Non dobbiamo dimenticare che ci sono stati tanti totalitarismi, quello fascista, nazista e quello comunista, che hanno avuto in diverse realtà e in diverse epoche delle responsabilità drammatiche, che devono essere ricordate per vaccinarci nei confronti di qualunque possibilità di ritorno di eventi che possano in qualche modo non mettere al centro il valore della persona; il ricordo ci consente di capire la tragedia di queste migliaia di italiani perseguitati, uccisi, gettati nelle foibe, alcuni ancora vivi".
Il Treno del Ricordo, prosegue Valditara, rappresenta un percorso “esistenziale, dentro la coscienza di ciascuno di noi”.
L'obiettivo dell'iniziativa è quello di sensibilizzare le nuove generazioni sulla tragedia delle Foibe e sull’esodo giuliano-dalmata, promuovendo la riflessione sui valori della memoria, della democrazia e della pace.
"Gli esuli da Istria e Dalmazia non erano fascisti, erano italiani costretti a scappare dalla loro terra. Se non prendiamo atto di questo, non prendiamo atto degli errori e chi non lo fa non è baluardo contro il totalitarismo" ha ribadito ancora il ministro dell'Istruzione, concludendo con le parole: "L'impulso primo della repressione, che portò a quella atrocità, partì da un movimento rivoluzionario che si stava trasformando in regime, convertendo quindi in violenza di Stato l'animosità nazionale ideologica diffusa nei quadri partigiani titini. E allora - prosegue ancora Valditara- dobbiamo essere chiari su queste responsabilità che si accompagnarono e seguirono anche le responsabilità gravi del fascismo, sia ben chiaro, nessuno lo deve dimenticare, ma quella violenza di Stato assunse le vesti del comunismo, ed è il comunismo l'orizzonte a cui guardavano le milizie di Tito mentre scacciavano, perseguitavano, opprimevano, massacravano italiani incolpevoli".
Davide Fifaco