Alla fine la firma sul memorandum Italia Cina è Stata posta: dopo 48 ore d’incontri economici istituzionali, il presidente Cinese Xi Jinping è giunto a Villa Madama per siglare l’accordo sulla Belt & road Initiative. Accolto da Giuseppe Conte, il Presidente e il suo seguito hanno avuto un breve e rituale confronto con la delegazione italiana, poi la cerimonia della firma che sancisce l’adesione dell’Italia alla nuova “Via della Seta”, progetto lanciato da Xi nel 2013.
Il testo prevede una serie di accordi, commerciali, finanziari e per la realizzazione di infrastrutture di collegamento fra Cina ed Europa, una via di cui proprio l’Italia e i suoi porti diventerebbero la parte terminale. L’iniziativa si sviluppa attraverso sei corridoi terrestri e uno marittimo, coinvolge circa 65 paesi, ma l’Italia è il primo ad aderire fra i paesi del G7.
Nel Memorandum si pongono le basi per 29 accordi tra aziende italiane e cinesi per un valore che va da 7 a 20 miliardi di euro, in vari settori: fra questi non rientra lo sviluppo delle telecomunicazioni in 5G che aveva provocato perplessità per la sicurezza e le preoccupazioni di Washington. Fra i capitoli contestati anche la partecipazione cinese nel debito pubblico italiano, che potrebbe creare problemi di controllo del debito. Il Memorandum apre poi la strada ad accordi con due dei principali porti italiani: Genova e Trieste. Dei contenuti si parlerà di nuovo a fine aprile a Pechino, dove è atteso Giuseppe Conte.
A riguardo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che questa mattina ha salutato Xi Jinping al Quirinale, aveva ricordato anche il tema dei diritti umani e dei lavoratori chiedendo un "confronto costruttivo sui diritti", unico fra i rappresentai del governo italiano, un settore su cui il presidente cinese aveva assicurato la volontà di discutere con l’Europa.
In ogni caso la firma è stata apposta da Xi Jinping e Conte, nonostante le preoccupazioni degli Stati Uniti e dei partner europei, che hanno accusato l’Italia di aver deciso senza consultare gli alleati, aprendo la porta al colosso cinese. Anche la maggioranza nazionale è divisa, con la Lega che teme una perdita di autonomia del paese.
Alessandro Martegani