Sondaggista, fra i fondatori di SWG, e attuale presidente dell'Istituto Ixè, Roberto Weber è da sempre un attento osservatore della politica italiana, e ha seguito le convulse fasi della crisi di governo. A pochi minuti dall’assegnazione del nuovo incarico a Giuseppe Conte, commenta l’accordo fra Pd e Movimento 5 Stelle, che ha dato vita a una nuova maggioranza, ma con lo stesso premier del governo precedente.
"Si tratta – ha detto – di uno scenario leggermente inedito, perché il Movimento 5 Stelle sottolinea da sempre la sua natura in qualche modo estranea al mondo della sinistra, o alle categorie della destra e della sinistra. Paradossalmente, proprio perché avrebbero un’impronta, tra virgolette, pragmatica in una qualche misura, opportunamente possono scegliere un alleato piuttosto che un altro. In realtà un’opzione aperta di questa natura c'era già stata all’inizio della legislatura: il Pd non la prese, la prese la Lega, a mio parere a suo vantaggio visto che è cresciuta molto. Con questa crisi semplicemente l'opzione è andata dall'altra parte. Si tratta di un’opzione che il Pd poteva far valere già nel 2018 ma non l’hanno voluto fare”.
“C'è quindi un carattere inedito – continua -: non si può definire propriamente quest’operazione come un ‘ribaltone’, non ne vedo gli elementi. Non voglio difendere nessuno, ma da questo punto di vista sarebbe stato un ribaltone anche l’accordo con la Lega, partito che ha ottenuto quei consensi nel 2018 grazie al fatto che stava in coalizione con Berlusconi e con Fratelli d'Italia, che rimasero fuori. Si tratta quindi di un’operazione abbastanza chiara secondo me. Dipenderà moltissimo da quello che porteranno avanti, da che cosa faranno”.
Secondo lei, che si occupa di sondaggi, quest’operazione rischia di costare in termini di consenso ai 5 Stelle e al Pd?
“Gli italiani sono buffi, e amano i vincitori. Mi ha colpito, dei sondaggi fatti a caldo in questo momento, un unico dato: Conte sostanzialmente raccoglie adesso lo stesso livello di fiducia e di consensi, un livello elevato, che raccoglieva prima della crisi. Questo significa che c'è stata una quota di elettori della Lega che sono immediatamente emigrati da un lato, mentre dall'altro, in termini di consenso e di fiducia, una quota di elettori di centro sinistra, di quello che è il Pd adesso, sono entrati”.
“Conte parte quindi con un dato patrimoniale alto, poi dipenderà dai ministri che scelgono, da cosa fanno, dal percorso, però bisogna capire cosa c’è alla base di tutto questo: fatta eccezione per la Lega e Fratelli Italia, nessuno aveva la convenienza ad andare al voto, nessuno, e questa è stata la grande pulsione che ha portato a questa nuova conformazione del governo”.
Lei ha citato la Lega: concorda con chi dice che Matteo Salvini ha commesso forse il primo errore della sua carriera politica?
“Il più clamoroso degli errori: la mia sensazione è che lui possa pagare non tanto il fatto che è venuto meno un gioco sul governo, un'opzione forte che lui aveva, la possibilità d’indirizzare l'Italia, ma perché è stata scalfita la sua immagine di vincitore. Gli italiani con quelli che perdono sono terribili, lo sono sempre stati. Una scalfittura c'è, poi io credo anche che l'insediamento del cosiddetto centrodestra sia molto forte, molto robusto, valorialmente molto coeso: questa è la mia sensazione e quindi sarà molto difficile scalzarli nei fatti. Uno dei grandi problemi che i 5 Stelle e il Pd avranno è che tutte le regioni del nord sono governate dal centro destra, dal centro destra puro, non dalla Lega. In queste regioni, dove probabilmente voteranno l’anno prossimo, c'è già più del 60 per cento del PIL del paese, ed è difficile governare se ce l’hai contro”.
Secondo lei questo governo durerà?
“E' difficile dirlo: ero molto sicuro che non ci sarebbero state le elezioni anticipate, ero altrettanto sicuro che si sarebbe realizzato questo governo, ma è difficile dire quanto può durare. Io credo che un certo spazio su un determinato tempo ci sarà. Mi ricordo l'operazione che fece D'Alema nel 1994: fine del primo governo Berlusconi, lui divide il centro destra, perché la Lega sta fuori a quel punto, e s’inventa questo esecutivo guidato da Dini, senza uomini di partito, che dà respiro alle forze in campo per circa un anno e mezzo, un periodo che diventa determinante per rivincere le elezioni con Prodi. Anche adesso almeno quest'operazione la tenteranno: trovo però che ci sia molta intelligenza, ma anche molta vacuità, soprattutto, e questo è l'unico cambiamento rispetto a una volta, ci sono interessi individuali che non esistevano una volta; ci sono persone che amano giocare a loro partita, e questa può essere la cosa che può far saltare tutto”.
Alessandro Martegani