L'Ungheria starebbe pianificando l'invio di 200 soldati nel Ciad per contrastare terrorismo e immigrazione, ma dietro alla missione militare si celerebbero interessi economici che rischiano di rendere ancora più accesa la competizione per l'influenza in Africa. La proposta, ideata da Budapest, dovrebbe essere finanziata con 14 milioni di euro provenienti dai fondi comunitari e sarà discussa dagli ambasciatori europei. All'inizio del settembre scorso Budapest ha accolto il nuovo Presidente ciadiano Deby, il quale ha suggellato con il Premier Orban la decisione sulla cooperazione strategica tra i due Paesi. Tra gli accordi firmati nei settori della difesa, economia e istruzione anche quello sulla sicurezza. Con questo accordo il Governo ungherese ha confermato la missione indicando che il suo compito principale è la lotta al terrorismo e all'immigrazione clandestina. Il Ministro degli Esteri Szijjarto ha dichiarato al riguardo che la finalizzazione degli accordi rafforzerà il ruolo del Ciad nella stabilizzazione del Sahel. L'accordo di partenariato prevede, tra l'altro, circa 200 milioni di euro che l'Ungheria stanzierà per promuovere l'agricoltura, la produzione alimentare, l'approvvigionamento idrico e la digitalizzazione, mentre 14 milioni di euro andranno alle forze armate ciadiane. Inoltre Budapest fornirà 25 borse di studio l'anno per gli studenti ed eleverà la missione diplomatica a livello di ambasciata. Alcuni analisti temono che Budapest, considerata vicina al Cremlino, possa favorire indirettamente gli interessi russi nella regione. Nonostante l'importanza geopolitica del Ciad, il Paese africano non ha mai conosciuto la democrazia ed è uno dei più poveri al mondo, con oltre il 40 per cento dei suoi quasi 18 milioni di abitanti che vive al di sotto della soglia di povertà. Il Governo militare ciadiano si è reso indispensabile nella lotta al jihadismo ma al contempo ha creato un contesto che permette ai gruppi armati di prosperare.
Franco de Stefani