Foto: Reuters
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Il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus ha definito l’accordo “storico”, sottolineando come "in un contesto di crisi del multilateralismo, il compromesso raggiunto rappresenti un segnale di rilancio della cooperazione globale”. Nonostante ciò, i negoziati sono stati caratterizzati da forti divergenze, in particolare sull’articolo 11, che riguarda il trasferimento delle tecnologie per la produzione di strumenti sanitari legati alle pandemie. Il tema ha riacceso le tensioni tra Paesi ricchi e in via di sviluppo, che durante la pandemia da Covid-19 avevano denunciato l'accaparramento di vaccini e test da parte delle nazioni più ricche. Il compromesso trovato prevede un principio di trasferimento tecnologico “concordato reciprocamente”, evitando imposizioni obbligatorie. Tra i punti chiave dell'accordo, la creazione di un sistema che consentirà una rapida condivisione dei dati su nuovi agenti patogeni con l’industria farmaceutica, per accelerare la produzione di vaccini e test diagnostici. Previsto anche il potenziamento delle reti logistiche e delle catene di approvvigionamento globali per garantire un accesso più equo ai prodotti sanitari. L’accordo chiede inoltre ai Paesi di rafforzare le proprie capacità di sorveglianza, prevenzione e risposta, promuovendo l’adozione di piani nazionali su vaccinazioni, gestione del rischio biologico e contrasto all’antibiotico-resistenza. Anne-Claire Amprou, ambasciatrice francese per la salute globale e copresidente del gruppo negoziale, ha parlato di un accordo di rilevanza fondamentale per la sicurezza sanitaria, l’equità e la solidarietà internazionale. Cinque anni dopo lo scoppio della pandemia da Covid-19, che ha causato milioni di morti e gravi danni economici, il nuovo accordo rappresenta un tentativo concreto di imparare dal passato e preparare il mondo a future emergenze, con un approccio più coordinato, solidale e giusto.

M.N.