Diecimila soldati russi hanno terminato le proprie esercitazioni lungo il confine con l’Ucraina, e sono stati fatti rientrare nelle proprie basi in vista delle festività. Questo l’annuncio fatto sabato scorso dalla Russia, accusata dall’Occidente di aver ammassato uomini e mezzi in vista di una possibile invasione dell’Ucraina.
La mossa del Cremlino non ha però raffreddato le tensioni con Kiev, che sostiene che in realtà il numero complessivo dei militari russi dislocati alle proprie frontiere sia in aumentato, passando da 93mila a 104mila unità.
Con le operazioni militari almeno temporaneamente congelate, si è rimessa in moto la macchina della diplomazia per scongiurare possibili escalation. Il nuovo cancelliere tedesco Olaf Scholz ha concordato telefonicamente un incontro col presidente russo Vladimir Putin per inizio gennaio, mentre sempre ad inizio 2022 dovrebbero ripartire i negoziati diretti tra Mosca a Washington.
Anche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha annunciato l’intenzione di convocare una riunione del Consiglio Nato – Russia per il 12 gennaio prossimo.
Il presidente russo Putin ha messo più volte in chiaro la richiesta, considerata irrinunciabile da parte russa, di garantire la rinuncia da parte occidentale di ogni ulteriore allargamento dell’Alleanza atlantica nello spazio ex-sovietico, con particolare riferimento all’Ucraina.
Mosca e Kiev sono ai ferri corti dal 2014, quando Mosca ha annesso la penisola di Crimea, appoggiando poi la rivolta armata delle regioni russofone di Donetsk e Luhansk contro il governo di Kiev, un conflitto che fino ad oggi ha portato ad almeno 14mila vittime.
Francesco Martino