Il patriarca della Chiesa ortodossa russa ha presentato la sua richiesta a Papa Francesco, al segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, e alla comunità internazionale, nella speranza che il suo appello venga accolto e di conseguenza impedita l’espulsione dei monaci. Secondo il primate della Chiesa russa, l’ultimatum arrivato al monastero da parte delle autorità statali, “attira l’attenzione su di sé per la mancanza di sufficienti giustificazioni legali”. “È deplorevole che mentre la dirigenza statale ucraina dichiara il proprio impegno nei confronti delle norme democratiche, della via europea allo sviluppo, del rispetto dei diritti umani e delle libertà, questi diritti e libertà vengano violati oggi nel modo più palese”, ha spiegato il patriarca Kirill.
L’appello rivolto al Papa e ad altri leader religiosi e organizzazioni internazionali, mira a salvare tutti i credenti della Chiesa ortodossa ucraina che sono rimasti fedeli a Mosca dal conteso Monastero delle Grotte di Kiev, e come ha dichiarato il patriarca, la sua chiusura violerebbe la libertà di religione. Kirill ha concluso il suo appello spiegando che “la chiusura forzata del monastero porterà alla violazione dei diritti di milioni di fedeli ucraini, garantiti dalla Costituzione dell’Ucraina, nonché da documenti come la Carta delle Nazioni Unite, la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, la Dichiarazione sull’eliminazione di ogni forma di intolleranza e discriminazione basata sulla religione o sul credo”.
B.Ž.