Centinaia di manifestanti iracheni hanno attaccato l’ambasciata americana a Baghdad per protestare contro i raid della US Airforce contro milizie sciite di Hezbollah in Iraq e Siria, causando 25 morti. Gli insorti hanno dato fuoco a una delle torrette di guardia del complesso che ospita la sede diplomatica, costringendo gli ufficiali di guardia a respingerli con l’uso di gas lacrimogeni. Almeno dieci dimostranti sono rimasti feriti. Disordini erano cominciati già in mattinata quando un gruppo di manifestanti ha sfondato i checkpoint della Green Zone, l’area dove sono concentrati i palazzi delle istituzioni protetta da un cordone di sicurezza, scandendo cori contro gli Stati Uniti. Alcuni di loro sono riusciti a entrare nel compound dell’ambasciata di Washington, venendo però respinti dalle forze di sicurezza intorno alla struttura con l’uso di lacrimogeni. A quel punto sono intervenute le forze speciali irachene che ha allontanato i manifestanti e ha portato al sicuro in un altro sito il personale dell'ambasciata, compreso il titolare della sede diplomatica Matthew Tueller.
Duro l’intervento del presidente americano, Donald Trump, che ha di nuovo puntato il dito contro l’Iran, colpevole a suo dire di essere il vero architetto dietro alle manifestazioni dei gruppi sciiti nel Paese: “L’Iran ha ucciso un contractor, ferendo molte persone - ha scritto in un tweet - Noi abbiamo risposto duramente e lo faremo sempre. Adesso l’Iran sta orchestrando un attacco all’ambasciata americana in Iraq. Saranno ritenuti pienamente responsabili". Trump ha poi invitato gli iracheni ad agire contro l’influenza di Teheran: “A quei milioni di iracheni che vogliono la libertà e che non vogliono essere dominati e controllati dall’Iran, questo - scrive - è il vostro momento”. (a.c.)
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