Il Presidente statunitense Biden starebbe pensando di lasciar cadere tutte le accuse contro Julian Assange, come richiesto dall'Australia. Nel 2010 il fondatore di Wikileaks pubblicò una serie di documenti militari top secret e dispacci militari riservati, che comprendevano Afghanistan, Iran e Guantanamo tra gli altri, oltre a quelli riguardanti i rapporti con gli alleati mettendo in grave pericolo e in imbarazzo gli Stati Uniti. Nel marzo scorso l'amministrazione statunitense aveva avanzato un'altra exit strategy per mettere fine alla spinosa vicenda politico-giudiziaria di Assange, che nel 2010 pubblicò decine di migliaia di documenti legati alla sicurezza nazionale statunitense che fu una delle più colossali e imbarazzanti fughe di notizie della storia. L'idea avanzata dalla Casa Bianca era un patteggiamento con una dichiarazione di colpevolezza per un reato meno grave rispetto alla cospirazione finalizzata alla violazione della legge sullo spionaggio. L'intesa eviterebbe ad Assange l'estradizione da Londra negli Stati Uniti, spianandogli la strada verso la libertà. Assange potrebbe patteggiare da remoto, senza mettere piede negli Stati Uniti, e probabilmente sarebbe scarcerato poco dopo considerati i cinque anni già scontati nella Capitale britannica. L'obiettivo di Biden sarebbe di risolvere la questione in piena campagna elettorale, evitando i rischi di un processo che possa trasformare Assange in un martire del primo emendamento sulla libertà di parola e di stampa. La libertà di Assange comunque è ipotecata, nel caso dovesse saltare il patteggiamento potrebbe invocare l'impegno preso in passato dagli Stati Uniti a trasferirlo in Australia per scontare eventuali pene, e il Governo di Canberra, che da sempre lo supporta, potrebbe mitigare la sentenza e liberarlo subito.
Franco de Stefani