I genitori hanno iniziato a regalare ai bambini il cellulare per motivi di sicurezza, ossia per tutelarli dai pericoli del mondo moderno. Successivamente per sottrarli al "rischio di esclusione sociale" motivati dal loro senso di colpa per evitare al bimbo di sentirsi inferiore ai propri compagni. Ma i bambini come usano il cellulare o meglio lo smartphone? Nei modi più disparati e solo in rari casi per le emergenze. Lo usano per informare gli amici su cosa stanno facendo in ogni singolo momento della giornata con WhatsApp o con l'App di facebook. Li vediamo costantemente con la testa reclinata verso lo schermo interessati a qualcosa, tranne di chi sta loro intorno. Una prerogativa però che ormai coinvolge tutte le età. Lo usiamo ovunque e in ogni ora del giorno, pure di notte è accanto al letto se non sotto il cuscino, non si sa mai, qualcuno potrebbe contattarci per qualcosa di importante. Lo smartphone ha surrogato anche gli amici veri. L'amico in carne ed ossa non mette i "like", non clicca sul "mi piace". Si preferisce l'atto virtuale perché a differenza dell'opinione argomentata semplifica la risposta, il post riflette un'esperienza vissuta o qualcosa di sé. Il "like" è una sorta di "bacio di narciso" allo specchio d'acqua che riflette la propria immagine: mi piace quello che mi rispecchia. Ma come si capisce realmente chi sta dall'altra parte? I social media sono arene pubbliche in cui gli individui manifestano la loro identità. Si usa questo bottone per manifestare indirettamente chi si è, quali sono i propri interessi e valori, per esprimere le proprie opinioni cliccando il "like" sui post che esprimono un'idea che si condivide. Parlare a quattr'occhi diventa sempre più difficile se non impossibile e non, perché lo smartphone annulla le distanze fisiche, ossia le semplifica. Lo smartphone ha creato una vera e propria dipendenza come avviene con l'uso di sostanze e per capire se ne siamo subordinati possiamo provare a rispondere alla domanda: "quando ho passato un giorno senza guardare lo smartphone?"
Corrado Cimador