È stato raggiunto un accordo definito “storico” alla COP 15, la Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità, la quale rappresenta lo sforzo maggiormente significativo per proteggere le terre e gli oceani del mondo. “Un patto di pace con la natura” che prevede un impegno considerevole per salvaguardare gli ecosistemi, anche dal punto di vista finanziario, creando nuove aree protette, dato che attualmente solo il 17% delle terre e il 10% delle aree marine lo sono.
I delegati dei 196 Paesi presenti si sono trovati d’accordo su questo punto, concordando di rendere il 30% del pianeta un’area protetta entro il 2030, stanziando 30 miliardi di dollari all’anno in modo da poter aiutare i paesi in via di sviluppo nella tutela della natura, e per poter risanare il 30% degli ecosistemi degradati. Il testo dell’accordo prevede anche il riconoscimento dei diritti dei popoli indigeni, custodi dell’80% della biodiversità residua sulla Terra.
Il direttore del gruppo di conservazione Campaign for Nature ha dichiarato che “non c’è mai stato un obiettivo di conservazione a livello globale di questa portata, ciò ci mette in condizione di salvaguardare la biodiversità dal collasso”. L’accordo precedente, firmato nel 2010 in Giappone, non ha raggiunto quasi nessuno dei suoi obiettivi, a causa della mancanza di meccanismi di applicazione e monitoraggio, per questo motivo il Segretario Generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha chiesto di firmare “un patto di pace con la natura con obiettivi quantificati e mirati che affrontino le cause profonde di questa distruzione”.
B.Ž.