Avevano programmato una visita a parenti e amici in occasione della festa dell'Eid al-Fitr al campo di Shati, nel nord di Gaza, quando la loro auto è stata colpita da un missile, in quello che pare un attacco mirato. Ismail Haniyeh denuncia la brutalità di Israele, ma ricorda al contempo che i leader palestinesi non si tireranno indietro anche se le loro case e le loro famiglie verranno prese di mira. Sono 60 i membri della famiglia del leader di Hamas ad aver perso la vita dall'inizio del conflitto. "Quella in corso è una guerra di pulizia etnica, un genocidio", ha ribadito. Dure anche le parole del responsabile delle relazioni politiche e internazionali di Hamas, secondo cui il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sarebbe sotto pressione da parte degli Stati Uniti e della comunità internazionale e starebbe facendo l'impossibile per minare qualsiasi possibilità di raggiungere un accordo di cessate il fuoco. Al contempo anche il gruppo afferma di non poter rispettare quanto concordato nei negoziati, che prevedono il rilascio di 40 israeliani. "Non abbiamo abbastanza ostaggi", afferma. Gaza continua, intanto, ad affrontare una crisi umanitaria senza precedenti; l'inviato speciale degli Stati Uniti per gli sforzi umanitari avverte che c'è un rischio imminente di carestia per la maggioranza, se non per tutti, i 2,2 milioni di abitanti. Il ministro della Difesa israeliano ha pertanto annunciato l'apertura di un nuovo valico di frontiera nel nord della Striscia di Gaza per accelerare la consegna di aiuti umanitari all'enclave. Le autorità israeliane prevedono inoltre di aumentare il flusso di aiuti attraverso la Giordania. Si prevede che il nuovo passaggio al nord riduca la pressione sull'attuale valico di Kerem Shalom. " Vogliamo inondare Gaza con gli aiuti umanitari, si prevede l'arrivo di circa 500 camion al giorno", ha affermato il Ministro, sottolineando di voler migliorare i rapporti con i partner internazionali.
M.N.