In seguito all'annuncio del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, finalizzato al rilascio di sei ostaggi in cambio dell'autorizzazione al rientro dei palestinesi nel nord della Striscia di Gaza, si è assistito ad un massiccio movimento della popolazione. Secondo stime fornite dal movimento di Hamas, oltre 300.000 palestinesi hanno rioccupato le loro abitazioni nel nord dell'enclave nel giro di una sola giornata, con previsioni di un ulteriore afflusso di 300.000 persone nei giorni a venire. Tale dato è stato confermato anche da fonti delle Nazioni Unite. Nonostante il sollievo del ritorno a casa, i profughi si trovano ora ad affrontare una situazione di emergenza umanitaria senza precedenti, dovuta alle estese distruzioni subite dalle infrastrutture civili. La carenza di alloggi adeguati si è rivelata critica, con le autorità di Gaza che hanno stimato la necessità di circa 135.000 tende o roulotte per far fronte alle prime esigenze abitative della popolazione sfollata. Il 90% infatti non ha più una casa. Le immagini di coloro che hanno attraversato i posti di blocco, sotto lo sguardo attento delle forze di sicurezza volto ad impedire l’introduzione di armi nel nord di Gaza, hanno fatto il giro del mondo, sottolineando la fragilità della tregua raggiunta e la persistenza di tensioni profonde. La ricostruzione degli edifici distrutti e il ripristino dei servizi essenziali rappresentano ora una sfida colossale per la comunità internazionale, soprattutto in termini di costi. Intervistato, un uomo palestinese ha dichiarato la sua volontà di risollevarsi e ricostruire quanto è stato demolito. Con coraggio, ha affermato: “inizieremo a rimuovere le macerie e a ricostruire tutto.” Nonostante le sofferenze patite e le devastazioni subite, il ritorno è stato quindi accolto come un trionfo dello spirito umano, una dimostrazione che la speranza può rinascere anche di fronte alle più grandi avversità. Nel frattempo, parallelamente agli sforzi diplomatici per stabilizzare l’intesa, l'UNICEF, insieme ad altre organizzazioni, ha avviato un’importante operazione di soccorso, inviando oltre 350 camion carichi di acqua, medicinali, kit per l’igiene e vestiti. L’Unione Europea ha confermato la ripresa della sua missione di assistenza al valico di Rafah: un impegno, ha detto l’Alta Rappresentante Kaja Kallas per garantire un accesso più agevole volto a ristabilire gli equilibri.
Alessia Mitar