Sono trascorse poco più di 48 ore fra il discorso di venerdì all'Onu del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, il lancio di razzi da parte di Hezbollah fino a raggiungere il centro di Israele, e la morte del leader del movimento libanese, Hassan Nasrallah. Due giorni che segnano l'inizio del "Nuovo ordine", dal nome in codice dell'operazione israeliana. Quale sia questo nuovo ordine però non è ancora chiaro. Anche perché con l'aumentare di frequenza e intensità dei bombardamenti israeliani, gli ultimi ieri notte per colpire postazioni lanciarazzi e altri edifici utilizzati dal movimento libanese, si infittiscono le possibilità di una possibile operazione militare di terra, la terza invasione israeliana in Libano negli ultimi cinquant'anni.
L'annuncio della morte di Nasrallah giunge quasi due mesi dopo l'uccisione a Teheran del leader di Hamas, Ismail Haniyeh. Ed è prprio l'Iran che ora si sente sotto attacco, al punto di invocare ieri sera una riunione d'emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per affrontare quella che ha definito "l'aggressione terroristica israeliana". Il duro colpo inferto alla leadership di Hezbollah, dopo quella di Hamas, è infatti un messaggio anche al regime iraniano e ai suoi leader, tanto che ieri l'ayatollah Ali Khamenei è stato subito portato in una zona di massima sicurezza.
La domanda che si pongono tutti è cosa succederà adesso. Secondo un report del New York Times, la leadership iraniana è divisa. I sostenitori della linea dura vorrebbero che Teheran rispondesse con un attacco per dissuadere Israele dal colpire l'Iran, mentre il neoeletto presidente Pezeshkian è convinto che così facendo cadrebbero nella trappola tesa da Netanyahu per ampliare la guerra. E' certo che la prossima mossa dovrà farla Hezbollah per nominare un nuovo capo. Da più parti si fa il nome del 59enne Hashem Safieddine, da tempo considerato tra i possibili successori di Nasrallah, del quale è stato il "braccio destro" come responsabile dell'amministrazione finanziaria e organizzativa del movimento.
Valerio Fabbri