Lungo la linea di confine tra la Striscia di Gaza e l'Egitto, l'aviazione israeliana ha colpito due obiettivi a ridosso della cosiddetta 'Philadelphi Route', una sorta di corridoio-cuscinetto. Gli obiettivi colpiti, secondo la radio militare israeliana, erano l'imbocco di un tunnel di contrabbando, scavato sotto al confine, ed un magazzino di armi del gruppo estremista palestinese Hamas. Un attacco che però ha succitato molta paura tra i profughi palestinesi, ammassati a Rafah, in tutto 1,4 milioni di civili che si sono rifugiati nella città di confine.
Finora, comunque, le operazioni militari nella zona sono state frenate delle pressioni internazionali. Il capo del governo israeliano, Benjamin Netanyahu, ha però anticipato che nei prossimi giorni un gabinetto di guerra straordinario sarà chiamato ad approvare "i piani operativi per l'azione a Rafah", che comprende pure l'evacuazione dei civili.
Tel Aviv intanto ha accettato di continuare i negoziati per un cessate il fuoco ed ha inviato una delegazione in Qatar, dove le trattative dovrebbero proseguire dopo i primi segnali positivi che sono stati ottenuti a Parigi. Tra le indiscrezioni trapelate, l'ipotesti di una tregua di sei settimane e la liberazione di una quarantina di ostaggi israeliani in cambio del rilascio di alcune centinaia di detenuti palestinesi. Un compromesso quindi tra le richieste di Israele e Hamas.
Intanto a Tel Aviv migliaia di Israeliani hanno manifestato contro l'operato del governo e del primo ministro e hanno chiesto all'esecutivo di accettare l'accordo sulla liberazione degli ostaggi. La polizia ha fatto uso di idranti per disperdere i manifestanti, che - afferma - si sono "riuniti illegalmente" in strada. 21 le persone arrestate. Secondo quanto riporta il Times of Israel, si tratta dei più violenti scontri tra manifestanti e polizia dall'inizio della guerra. Il leader dell'opposizione, Yair Lapid, ha affermato che "la violenza della polizia contro i manifestanti, fra cui familiari degli ostaggi, è pericolosa, antidemocratica e non può continuare. Protestare", ha aggiunto, "è un diritto fondamentale e non può essere contrastato con manganelli e idranti".
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