Il ballottaggio per l'elezione del presidente della Repubblica Federale del Brasile si preannuncia come una battaglia molto serrata per scegliere fra due visioni, due modi diversi di intendere la politica e immaginare il futuro del paese. Da un lato l'ex Presidente di sinistra Lula, che dopo aver trascorso 18 mesi in carcere per una sentenza non definitiva per corruzione vuole tornare al Palácio do Planalto. Una rilettura di una norma giuridica da parte della Corte Costituzionale ha giocato a dadi con il suo destino per farlo uscire di galera in tempo per questa nuova elezione e sfidare l'uomo che, 4 anni fa, gli tofse lo scettro. Dall'altra le posizioni populistiche e talvolta estreme del cosidetto incumbent, il presidente in carica Jair Bolsonaro, la cui debordante personalità gli ha fatto alienare le simpatie di diversi alleati, ma non quelle di milioni di brasiliani che lo vorrebbero ancora una volta al potere.
Secondo diversi osservatori il processo contro Lula fu pilotato per motivi politici, per impedire all'ex presidente di ricandidarsi alle elezioni presidenziali della fine del 2018 poi vinte da Bolsonaro. Ieri come oggi, quando fu condannato prima del voto, Lula era in testa nei sondaggi, e questa volta avrà l'importante sostegno dei candidati sconfitti, in particolare della centrista Simone Tebet e del progressista Ciro Gomes, classificatisi rispettivamente terza e quarto.
Secondo le ultime rilevazioni rese note prima del silezio elettorale, Bolsonaro incontra il favore del 43% della popolazione, in ritardo di 7 punti percentuali e quindi alla ricerca disperata di colmare la distanza e sventare quello che sarebbe un clamoroso ritorno. Anche se stime più conservative degli istituti demoscopici indicano il distacco fra i due come inferiore al 5%, con solo il 2% degli intervistati che si definisce indeciso.
Valerio Fabbri