In Asia è già iniziato, in Europa prende il via, al tramonto, il Ramadan, il mese più sacro per un miliardo e 800 milioni di musulmani di tutto il mondo. Domani primo dei trenta giorni di digiuno dedicati alle preghiere che quest'anno dovranno svolgersi tra le mura domestiche. La pandemia blocca anche il tradizionale pellegrinaggio alla Mecca, obbligatorio una volta nella vita di ogni fedele.
E' un Ramadan condizionato dall'emergenza sanitaria globale e ciò significa moschee chiuse con qualche eccezione autorizzata, se possono essere garantiti un rigoroso protocollo igienico e il distanziamento sociale, oppure in caso di ribellione aperta alle imposizioni delle autorità spirituali che si annuncia' in alcuni paesi. Ad ogni modo, durante il Ramadan, dall'alba al tramonto, i musulmani non devono mangiare, bere, fumare e avere rapporti sessuali, ma dedicarsi alla preghiera e alla meditazione. In questo mese che non cade sempre nello stesso periodo perché il calendario islamico è un calendario lunare con l'anno di undici giorni più corto di quello solare, viene commemorata la prima rivelazione del Corano a Maometto, ma l'emergenza globale ha imposto quest'anno un regime particolare, condiviso anche dalle massime autorità religiose dell'Arabia Saudita come culla dell'islam che ha atteso a lungo, ma alla fine ha annullato il tradizionale pellegrinaggio alla Mecca dove il santuario della Kaaba, il luogo più sacro dell'islam resterà chiuso tutto il mese come anche la moschea del profeta a Medina, città natale di Maometto. Analoghi appelli sono stati lanciati dagli ayatollah dell'Iran, uno dei paesi più colpiti dal coronavirus, dalle autorità religiose egiziane e via di seguito: “Pregate a casa, rinunciate agli incontri conviviali dopo il calar del sole in compagnia di parenti e amici, tutto si svolga nell'ambito familiare”. Considerata la situazione è probabile che il divieto di assembramento inciderà fortemente anche sulle celebrazioni di chiusura del Ramadan che tradizionalmente trascorrono all'insegna di banchetti e divertimento. Intanto in alcuni paesi, soprattutto asiatici, i leader religiosi sfidano le autorità secolari. Nel Bangladesh dove domenica scorsa 100-mila persone hanno preso parte ai funerali di un noto imam, i fedeli vengono sollecitati a ignorare tutti i divieti perché pregare in moschea è un dovere. Anche in Pakistan le frange islamiche più radicali sfidano sin dall'inizio il coronavirus, mentre in Indonesia, con la più massiccia popolazione musulmana, al mondo regna non poca paura sebbene il presidente Widodo abbia vietato i tradizionali viaggi a casa di milioni di persone alla fine del Ramadan.
Boris Mitar